Una videochiamata per raccontare al commando che Maurizio Cerrato aveva reagito rompendogli gli occhiali. E’ stata questa la miccia che ha scatenato la vile aggressione all’ex custode degli scavi di Pompei. Una morte che ha sconvolto un’intera comunità e che ieri ha trovato l’epilogo con l’arresto del quarto uomo, Francesco Cirillo, dopo quelli di suo figlio Antonio e di Giorgio e Domenico Scaramella.

LA DINAMICA. Quattro persone che hanno accerchiato Maurizio Cerrato bloccandolo e colpendolo ripetutamente con pugni al volto e all’addome. Poi la coltellata fatale, che gli ha reciso l’aorta. Nel grande lavoro d’indagine che ha coinvolto il nucleo investigativo dei carabinieri, coordinati dal maggiore Simone Rinaldi, sono emersi altri particolari sui momenti che hanno preceduto l’aggressione.

L’INTERROGATORIO. Nell’interrogatorio in cui Antonio Cirillo ha confessato di aver ucciso Cerrato, ha spiegato che quel pomeriggio era a casa di sua zia, la madre degli Scaramella. “Poi sono andato insieme a Domenico Scaramella e mio padre (Francesco Cirillo, ndr) a Pagani. Domenico doveva incontrare il figlio”. Prima di lasciare l’abitazione, Domenico Scaramella gli ha detto di prendere il coltello a serramanico utilizzato per bucare la ruota all’auto di Adriana, la figlia di Cerrato. “Era parcheggiata davanti all’ingresso di casa e dava fastidio. Mettilo sotto alla leva del freno a mano”, ha detto Scaramella.

IL MOMENTO CHIAVE. Proprio mentre stavano andando a Pagani, arriva la videochiamata di Giorgio Scaramella in cui riferisce di essere stato aggredito e aveva chiesto aiuto. Alle 19.56 l’auto sulla quale viaggiavano esce ai caselli di Torre Annunziata Sud per dirigersi verso il Max Garage. “Prendi il coltello”, ha detto Domenico Scaramella ad Antonio Cirillo prima di scendere dall’auto e iniziare l’aggressione accerchiando la vittima e accoltellandola. Una lama che Cirillo dice di aver puntato alla spalla di Cerrato che, proprio in quell’istante “ha fatto una rotazione col busto tanto che il colpo è finito sul torace”. Alle spalle della vittima c’era Francesco Cirillo, in quella posizione, secondo il Gip Criscuolo “per impedire a Cerrato di spostarsi sottraendosi all’esecuzione”.

L’AUTOPSIA. Una ricostruzione confermata anche nella consulenza tecnica del medico legale, il dottor Sorrentino: “La forza esplosiva omicidiaria dell’aggressore contro la vittima è stata esercitata da breve distanza ed è penetrata per circa 10 cm. Proseguendo è ragionevole che la vittima abbia potuto subire una immobilizzazione negli attimi precedenti l’accoltellamento per mancanza segni di traumi su altre parti del corpo.

Una esecuzione in piena regola che ora, dopo mesi di dolore e rabbia, cerca giustizia.

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