Lo hanno accerchiato, immobilizzato e poi la lama del coltello gli ha trafitto il torace. Sono stati presi di notte. Il branco è stato catturato e le auto dei carabinieri hanno svegliato la città con le loro sirene.

Il suono della giustizia che ha chiuso il cerchio delle indagini sulla morte di Maurizio Cerrato, come si attendeva da lunedì sera. In cella sono finiti Giorgio Scaramella 51 anni, Domenico Scaramella 51 anni, Antonio Venditto, 26 anni e Antonio Cirillo 33 anni. Ed indagata la sorella di uno degli arrestati. I Carabinieri della Sezione Operativa della Compagnia di Torre Annunziata hanno dato esecuzione a un decreto di fermo di indiziato di delitto emesso da questa Procura della Repubblica nei confronti di quattro uomini, gravemente indiziati in ordine all'omicidio del sessantunenne. Il reato contestato è quello di omicidio in concorso, aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi.

Le indagini, condotte dai Carabinieri e coordinate da questa Procura della Repubblica senza soluzione di continuità sin dai momenti immediatamente successivi all'omicidio, hanno consentito di accertare sia i motivi che la dinamica dell'omicidio e di identificarne gli autori. In particolare, si è accertato che la figlia della vittima, alcune ore prima dell'omicidio, aveva parcheggiato la propria autovettura sulla pubblica via, occupando uno spazio arbitrariamente occupato dalla famiglia di uno dei fermati con una sedia, che la ragazza aveva spostato per fare posto alla propria autovettura, alla quale, per ritorsione, era stata forata una ruota. Al ritorno dal lavoro, la ragazza, avendo constatato la foratura della ruota, aveva collocato la sedia sul tetto dell'autovettura della famiglia che di fatto utilizzava il posto sul quale ella aveva parcheggiato la propria autovettura.

Secondo quanto emerso dalle indagini, tale circostanza aveva dato origine ad una prima aggressione, verbale e fisica, da parte di uno dei fermati, appartenente alla famiglia, il quale aveva aggredito il padre della ragazza, intervenuto sul posto per aiutare quest'ultima a sostituire la ruota bucata, colpendolo violentemente al volto con il crick della macchina, ferendolo. Nel corso di questa prima aggressione, Cerrato, a sua volta, nel tentativo di difendersi, aveva rotto gli occhiali del proprio aggressore, ma, al termine della stessa, si era offerto di ricomprarglieli. Successivamente lo stesso uomo, dopo essersi in un primo momento allontanato dal posto, era ritornato sul luogo dei fatti con suo fratello e altri due uomini, che avevano immediatamente aggredito e percosso violentemente e ripetutamente Cerrato, il quale era stato accoltellato al torace da uno dei suoi aggressori, mentre gli altri lo tenevano fermo.

Alla stregua degli accertamenti sin qui svolti, vi è fondato motivo di ritenere che si sia trattato di una vera e propria spedizione punitiva nei confronti della vittima. Nel corso delle indagini si sono dovute registrare, da un lato, l'assoluta mancanza di collaborazione da parte delle persone presenti al fatto e che avevano assistito all'omicidio e, dall'altro, alcune condotte di inquinamento probatorio, quali l'occultamento dell 'arma del delitto, la predisposizione di un alibi fittizio da parte di uno dei fermati e il tentativo di lavare, subito dopo il fatto, gli indumenti indossati da un altro dei fermati, trovati già nella lavatrice della sua abitazione poco dopo il fatto.

All'esito delle formalità di rito, i fermati sono stati portati in cella a Poggioreale a disposizione di questa Procura della Repubblica.

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