Un anno dopo lo sgombero di Palazzo Fienga, Napolitano: “Amministrazione incapace”
Il 14 gennaio 2015 fu liberata la storica roccaforte del clan Gionta di Torre Annunziata
15-01-2016 | di Redazione
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È passato un anno dallo sgombero di palazzo Fienga e tra proclami e ricorsi quel che resta di un brutto momento per la città e per la lotta alla camorra è l’ennesimo edificio chiuso nel quartiere già fatiscente del rione delle Carceri a Torre Annunziata.
“Un anno fa la magistratura e le forze di polizia sono state costrette a sostituirsi all’incapacità dell’amministrazione comunale che doveva impegnarsi a sgomberare solo gli appartamenti delle persone colluse con la delinquenza organizzata e che ha invece usato una perizia di crollo per sloggiare tutte le famiglie presenti in quell’edificio – afferma Massimo Napolitano, responsabile locale di Sel – Starita, ormai prossimo alla fine del suo mandato, lascerà in eredità alla prossima amministrazione una serie di problematiche irrisolte, tra queste il contenzioso in atto con i proprietari degli appartamenti siti nella struttura colpevoli solo di avere come vicini di casa affiliati alle cosche camorristiche e che sono stati costretti a trovare soluzioni di ripiego, mentre ancora non hanno trovato una sistemazione definitiva gli inquilini che l’amministrazione comunale ha sistemato nei garage dello Stadio Comunale”.
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Il segretario nazionale di Sinistra Italiana in città per sostenere la candidatura del leader locale di DemA
Inoltre, dal sindaco “abbiamo sentito una serie di inesattezze successive a quegli eventi tra le quali la più grossa è stata quella di voler destinare il palazzo a uffici pubblici come se questo fosse - e cosi non è - un bene confiscato, come invece lo sono i 16 beni sottratti alla camorra e che, nelle disponibilità dell’amministrazione, non sono mai stati affidati alle associazioni presenti sul territorio che sono attive nel contrasto alla criminalità.
Se l’amministrazione avesse voluto veramente usare lo strumento della riqualificazione urbana avrebbe dovuto avvalersi dei fondi del Contratto di quartiere revocati dalla Regione Campania di Caldoro e che avrebbero potuto rendere quella zona sicura e vivibile, ciò che riteniamo necessario affinché la camorra non trovi terreno fertile per organizzarsi all’interno di zone degradate”.
Per il referente di Sel, “la camorra è una montagna di merda ma anche un’amministrazione comunale incapace di contrastare con i giusti mezzi la delinquenza organizzata ha dimostrato con quel gesto tutta la propria debolezza. Per questo ribadiamo ciò che abbiamo espresso l’anno scorso: lo sfratto coatto non può essere una pena sostitutiva alla detenzione e un palazzo chiuso e inutilizzato può solo diventare l’ennesimo monumento alla illegalità, un feticcio che segna l’ennesima sconfitta per Starita e la sua maggioranza. Tra un un anno ci saranno le elezioni comunali e i cittadini avranno nella cabina elettorale lo strumento per sgomberare il palazzo del malgoverno; Palazzo Criscuolo e gli attuali inquilini potranno essere sfrattati per restituire alla città un'amministrazione fondata sulla legalità e sulla trasparenza”.
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