L’operazione anti-usura, condotta oggi dai carabinieri di Torre Annunziata e di Trecase, ha non solo sgominato una famiglia di strozzini, ma racconta storie: tristi e figlie del tempo, quello moderno, dove piccoli imprenditori non arrivano a fine mese e le nonne si preoccupano per il futuro dei loro giovani nipoti.

E’ così che nella “rete” di 15 vittime, costruita a via Dante da Luigi Raiola & co., finisce pure una pensionata innocente. Una nonna che, come si evince dalle intercettazioni trascritte nell’ordinanza firmata dal Gip della Procura oplontina, Antonello Anzalone, chiede denaro in prestito “avendo delle necessità economiche dovute al mantenimento dei miei nipoti”. Così infatti racconta la nonnina, scrupolosa ma incauta, nelle sue dichiarazioni rese agli inquirenti. Un primo prestito a Maggio 2011: 500 euro in contanti da restituire poi “con rate mensili da 50 euro, ogni 15 del mese, per 15 mensilità”. La vita si fa sempre più cara, difficile. Urge un secondo prestito.

Agosto 2011: nuova richiesta di 500 euro, “sempre a Luigi Raiola”, racconta la nonna ed “anche stavolta ho pagato mensilmente 50 euro, per 15 volte, corrispondendo così la somma complessiva di 750 euro”. Ad ottobre altro giro, altra ruota. L’ultima finalmente. Stavolta la cifra è più alta: 2mila euro da 'ripagare', secondo le risultanze dell’inchiesta, in 15 rate da 200 euro. In tutto fa 3mila.

Luigi Raiola, 60 anni e ora in carcere, per l’accusa erogava il capitale e concordava gli interessi. La figlia Giovanna, invece, è finita ai domiciliari con la madre, la 57enne Maria Nughetti. Era “Vanna”, talvolta, a riscuotere. Come nel caso della nonnina che di tanto in tanto telefonava a casa Raiola, perché aveva “un poco di vino buono…”.  

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