Era l'8 novembre 2011. La Guardia di Finanza di Torre Annunziata, dopo due anni di indagini coordinate dalla Procura oplontina, smascherò una vera e propria banda di usurai attiva in diverse regioni: in Campania e nel vesuviano, anzittutto. Lazio, Umbria, Lombardia, Friuli e Calabria, a seguire. L'inchiesta svelò che i tassi praticati, a danno degli imprenditori taglieggiati, sfioravano pure il 1800 per cento. Fu chiamata "Speedy-cash" e da essa partirono due tronconi processuali (quindici, nel complesso, il numero di indagati).

Oggi, la seconda sezione penale del Tribunale di Torre Annunziata (presidente Antonio Pepe) ha emesso un primo verdetto: 4 anni e 3 mesi a Francesca Cirillo, alias ‘a pazza di Boscotrecase, 56enne (il pm della Procura, Sergio Raimondi, aveva richiesto una condanna a 9 anni di carcere). Stessa pena comminata a suo marito, Giuseppe Grassi, 56 anni. Entrambi, difesi dall'avvocato Salvatore Calamita, dovranno anche pagare una multa di 18mila euro. Quattro anni di reclusione e 15mila euro di multa, invece, per Vittorio Agnello (60), detto 'o' nano', di Torre Annunziata, assistito dal legale Ciro Ottobre. Meglio è andata a Luisa Flauto, Luisina ‘a suricilla', per gli amici, 80enne  torrese e condannata a 2 anni e 8 mesi. Assolti infine, perchè "il fatto non sussiste", Cirillo Camillo, 60enne oplontino (difeso dagli avvocati Riggi e Tuccillo) e Gennaro Siano (77, di San Gennaro Vesuviano, assistito dal legale Gaetano Annunziata).

Determinanti, oltre alle denunce, le deposizioni delle vittime nel corso del processo. La signora Annamaria, ad esempio, insegnava alle elementari, ma di pomeriggio collaborava col marito e la figlia in una galleria d'arte di Leopardi. L'attività, però, non fruttava. Per questo, la donna si rivolse agli usurai.

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