Tra i tanti episodi documentati dai carabinieri del Nas di Napoli nell'ambito delle indagini sulle fase somministrazioni di vaccini a Capodimonte, ce ne è uno in cui i clienti in attesa di concludere l'affare si accorgono di essere sotto osservazione.

E’ accaduto il 17 dicembre scorso. I "clienti" di Rosario Cirillo, 55 anni, il procacciatore arrestato insieme con l'infermiere 40enne Giuliano Di Girolamo, sono padre e figlio, rispettivamente dipendenti del Ministero della Giustizia e dell'Interno. L'incontro con Cirillo è fissato nei pressi di un distributore di carburante.

Il padre è insospettito dalla presenza di una persona, che in realtà altro non è che un carabiniere che sta indagando. Il padre si avvicina al militare e, spacciandosi per un agente della Squadra Mobile (ma senza mostrare alcuna tessera di riconoscimento), gli chiede spiegazioni circa la sua presenza in quel posto ma l'ufficiale replica prontamente dicendo di essere i titolare del distributore. Il figlio, che si era recato in un parcheggio insieme con Cirillo, nel frattempo torna e si ricongiunge con il padre il quale molla la presa e con il ragazzo si dirige verso l'hub vaccinale.

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