Ventisei aziende tra vesuviano e hinterland napoletano con 126 lavoratori a nero: tutte chiuse
Caporalato nelle attività gestite da imprenditori stranieri
01-06-2023 | di Redazione
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Sospese ventisei aziende che impiegavano 126 lavoratori in nero, delle quali la maggioranza nel vesuviano: è l'esito dei nuovi accertamenti nelle aziende manifatturiere gestite da imprenditori stranieri nell'ambito del progetto A.L.T. Caporalato D.U.E. finanziato dall'Unione Europea con il coinvolgimento di ispettori del lavoro provenienti da altre regioni, di carabinieri del Comando Tutela del lavoro con il supporto logistico delle reparti territoriali oltre che con la collaborazione di mediatori culturali dell'OIM, inviati dalla Direzione centrale vigilanza dell' INL con il compito di favorire il superamento delle barriere culturali e linguistiche tra lavoratori stranieri e personale ispettivo. Le verifiche di contrasto allo sfruttamento lavorativo hanno avuto luogo in due differenti periodi, in marzo e in maggio, in particolare nelle aree di Napoli Nord e zona vesuviana in 31 aziende gestite prevalenza da titolari di nazionalità bengalese, delle quali solo una è risultata regolare.
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Nel dettaglio: su 346 lavoratori complessivamente occupati nelle unità produttive, in prevalenza bengalesi, 179 erano irregolari, tra cui 126 completamente in nero e 59 privi di permesso di soggiorno: per questi ultimi si è proceduto a informare l'autorità giudiziaria, mentre le indagini sono ancora in corso per individuare la possibile ipotesi di caporalato. Numerose anche le violazioni riscontrate in materia di orario di lavoro e le violazioni, anche gravi, in materia di sicurezza sul lavoro: alcuni opifici sono stati addirittura posti sotto sequestro. In 26 aziende su 31 - pari all'83% - si è proceduto ad adottare i provvedimenti di sospensione dell'attività imprenditoriale, in quattro casi per il superamento del 10% della soglia di lavoro nero, nei restanti 22 per gravi violazioni in materia di sicurezza. In tutti i casi, le attività sospese potranno riprendere l'attività solo dopo aver regolarizzato le posizioni lavorative in nero, oltre ad aver ripristinato le condizioni di sicurezza.
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