Boscoreale. Traffico internazionale di stupefacenti, sentenza "Palo Borracho" atto secondo: in appello, dissequestri e sconti di pena per tutti. Anche per Sergio Paolo Fattorusso, alias Sergio ‘o biondo (nella foto), il “colletto bianco” della coca di Boscoreale, considerato dall'Antimafia il vero broker di una rete di spaccio di sostanze purissime. Droga introdotta dal Sudamerica in Italia e nascosta nelle cavità di grosse piante esotiche dal diametro di 5 metri: i "palo borracho", appunto.

Secondo gli inquirenti, Fattorusso era in grado di stringere mani ed accordi con i maggiori importatori sudamericani dell’asse argentino, mediatori olandesi e spagnoli, persino con gli esponenti delle FARC, le forze armate rivoluzionarie di Bogotà. Per questo motivo, 'o biondo, in primo grado, era stato condannato a dieci anni e mezzo di reclusione. Ma - difeso dall'avvocato Guido Sciacca - il broker, in appello, ha ottenuto un forte sconto: per lui la nuova pena è infatti a 6 anni di galera, con esclusione dell'aggravante dell'ingente quantità di droga, unita al dissequestro di due immobili di proprietà al centro di Boscoreale e di un'autovettura modello Mini Cooper.

Alla sbarra, dinanzi ai giudici della III Sezione penale della Corte di Napoli, oltre a Sergio Fattorusso anche Antonio Ambrosio (passato dai 6 anni inflittigli in primo grado ai 3 in appello), Giuseppe Esposito (6 anni), Carmine Manna (4 anni e 8 mesi), Salvatore Santorelli (4 anni e 10 mesi). La sentenza è figlia della maxi-inchiesta "Palo Borracho". Erano proprio queste le piante utilizzate dall'associazione criminale per nascondere la cocaina da importare poi nel Vesuviano.

Secondo gli inquirenti, le piante erano destinate al vivaio della moglie di un insospettabile medico chirurgo di Poggiomarino, noto in città per il suo impegno ambientalista. A capo del cartello – per l’Antimafia - oltre a Sergio ‘o biondo, anche Giuseppe Esposito e Antonio Ambrosio di San Giuseppe Vesuviano. Con loro, un collaboratore di giustizia del clan Fabbrocino, arrestato nel 2010 al nord, Vado Ligure, con oltre 200 chili di cocaina purissima. Il pentito sarebbe stato l’anello di congiunzione tra i narcos sudamericani e l'organizzazione napoletana pronta allo spaccio sulle piazze del Vesuviano.

Al termine del blitz "palo borracho", i militari sequestrarono beni del valore di oltre 2 milioni di euro: 18 immobili ubicati nei comuni di San Giuseppe Vesuviano, Ottaviano, Poggiomarino, Boscoreale, Altavilla Silentina (Salerno), Capaccio Scala (Salerno) e Vigonza (Padova), 4 autovetture; 2 aziende agricole; numerosi rapporti finanziari, oltre a 5 orologi Rolex e Cartier del valore di 100mila euro. L'operazione fu condotta in tandem con il personale della Division Drogas Peligrosas della Polizia Federale Argentina e della Polizia della Provincia di Santa Fe, che individuarono nei pressi di Buenos Aires la fattoria segnalata dal collaboratore di camorra. I militari, all'interno della fattoria, rinvennero 88 chili circa di cocaina ed i residui del taglio dei tronchi di legno esotici.

 

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