I mille volti del Partito Democratico di Pompei passano anche, o per qualcuno soprattutto, in quei volti e quei nomi che hanno riscosso un forte consenso elettorale proprio alle ultime regionali di fine maggio. Un destino, quello del PD mariano, che, stando alle voci dei protagonisti locali, sembra essere legato in maniera indissolubile agli equilibri di Palazzo Santa Lucia e, per certi versi, potrebbe subire le scelte.

Il sipario che si apre sul palco di Piazza Bartolo Longo offre un gioco delle parti che, volendolo celebrare con una citazione, si potrebbe dire “di lotta e di governo”, intendendo quelle sfumature presenti, in un partito inesistente, che vanno dal sostegno al sindaco all’opposizione istituzionale, da una mano esterna quasi chiusa alla contrapposizione netta.

Insomma, con buona pace del silenzio del primo cittadino, la partita della leadership si gioca tra i colonnelli locali legati a doppi filo con Enza Amato, Mario Casillo, Carmela Fiola, Antonio Marciano e Loredana Raia.

Uliano, infatti, ha scelto di trincerarsi per adesso dietro un silenzio che dovrebbe essere tecnico-tattico in attesa, forse, che qualcuno lo illumini sulla via Sacra dopo la confusione che ha vissuto in campagna elettorale dove ha sponsorizzato centrodestra e centrosinistra, scegliendo di non far torto a nessuno.

“Con il gruppo di opposizione ci unisce il Partito ma siamo divisi su idee e progetti”. Tra i fedayn del sindaco c’è Angelo Calabrese, consigliere di maggioranza del cosiddetto ‘gruppo di Messigno’, il trio di amministratori, con De Gennaro e Sabini, che ha portato in dote 534 voti ad Antonio Marciano. “Sono 5 anni che non si risolve la situazione del Partito locale – ha detto Calabrese – spero che adesso sia giunto il momento buono anche se la strada che ci attende credo sia ancora lunga da percorrere. Del resto è un guado nel quale ci hanno trascinato le scelte delle segreterie provinciale e regionale”. Ma sulla possibilità di un’intesa con i ‘compagni’ di opposizione è netto: “Non è quello il modo di fare politica. Mi sta a cuore un PD unito ma non arrogante. L’esempio eclatante è che Gallo è un capogruppo abusivo”.

Da un banco a quell’opposto, almeno a Palazzo De Fusco, c’è il consigliere Bartolo Martire, duo Dem insieme a Gallo, appunto, che dopo aver incassato la vittoria della consigliere regionale Raia dice: “Occorre fare il partito locale. Scegliere una posizione netta sull’amministrazione e poi far partire il tesseramento. Penso che sia opportuno che tutte le anime interne al Partito trovino una sintesi comune. Dobbiamo evitare il rischio di fare un tesseramento da campagna elettorale”.

Ma se la partita interna al ‘Palazzo’ si gioca a colpi di interventi ed alzate di mano nella pubblica assise, quella esterna è più serrata. “Alle comunali dell’anno scorso, abbiamo sostenuto Uliano. Fino ad oggi siamo stati buoni e pazienti ma dopo dodici mesi ed, in particolare, dopo la tornata per le regionali, occorre un confronto più diretto e partecipativo”. Franco Colletto, referente del gruppo Area Dem, tende il braccio ma chiude la mano al primo cittadino al quale suggerisce: “Bisogna formare un centrosinistra puro. L’amministrazione deve indossare un solo vestito e non essere divisa tra destra e sinistra”. Sulla costituzione del circolo locale, invece, non ha dubbi: “Senza non si può governare la città, ci sono tutte le condizioni”.

Ancora più intransigente è Alfredo Benincasa, ex amministratore che negli ultimi anni di sindacatura D’Alessio entrò in rotta di collisione proprio con il sindaco e la sua gestione amministrativa. “L’attuale primo cittadino non può rappresentare il PD. Occorre unirci e rilanciare il Partito nell’ottica futura perché la deriva della città è sotto gli occhi di tutti”. Sull’opportunità della costituzione di un circolo locale non ha dubbi: “Spero che quanto prima si faccia un congresso che ci consegni un partito unito. Tutte le varie sensibilità interne devono trovare una sintesi unica perché di questo passo si andrà a votare presto”.

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Le due facce del PD vesuviano