“Sono stati rimossi i simboli del Comune dalle vetrine dei locali dell’agenzia Pompei Tour Organizer. Aspettiamo che lo stesso accada anche per i biglietti ed i cartellini delle guide”. La consigliere della città mariana, Maria Padulosi, segna sui social la prima ‘vittoria’ dell’opposizione dopo le interrogazioni presentate nell’ultimo consiglio comunale.

Già mesi fa, come ricorda l’avvocato ed ex sfidante del sindaco Uliano, “in piena stagione turistica, avevo chiesto a voce nell’assise un intervento. Si sono mossi solo a seguito di una richiesta scritta e circostanziata, inviata anche al Prefetto, con riserva di riferire all’autorità penale e all’ANAC”.

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Un passo indietro nella vicenda è d’obbligo. Riprendendo anche la narrativa dell’interrogazione dell’opposizione, a dicembre 2006 il Comune ha registrato il marchio ‘Città di Pompei’ presso il Ministero. La società ‘Pompei Tour Organizer’, stando ad una delibera di febbraio 2010, avrebbe potuto utilizzare il logo solo per il proprio sito internet, con l’obbligo però di “inserire e pubblicizzare sul portale tutte le manifestazioni organizzate e patrocinate dall’Ente, nonché le informazioni relative ai sistemi di collegamento”.

Inadempimento, quest’ultimo, che si somma “all’illecito utilizzo del segno distintivo del Comune di Pompei su biglietti per escursioni sul Vesuvio, raggiungibile con un bus della società, su degli stickers e, cosa ancora più grave, sui cartelloni posti nelle sedi dell’agenzia, a Villa dei Misteri e nel padiglione della Circumvesuviana, proprio di fronte l’ingresso degli scavi”.

Secondo la Padulosi, una delle otto firmatarie dell’interrogazione, “ci sono tutti gli estremi per chiedere alla società il danno di immagine. Del resto la giunta Uliano si cimenta in tante cause, spesso perdendole. Questa, invece, è molto più che valida. Inoltre – conclude – rammarica notare che se si è mosso qualcosa non è certo per senso della sbandierata legalità”.

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