Per lui è sempre stato un referendum. Il sindaco di Vico Equense Gennaro Cinque, prima di accettare la candidatura alle regionali per Forza Italia ha messo le cose in chiaro: mano libera sulla gestione del Faito e sul Parco dei Monti Lattari in cambio di una mano sostanziosa al partito e a Caldoro. Ma forse mai avrebbe immaginato che le elezioni regionali per lui si sarebbero trasformate in un plebiscito. A Vico Equense, città che governa da padre-padrone, Gennaro Cinque aveva a disposizione 10.197 voti: tanti gli elettori chiamati alle urne nella città costiera.

Alla fine dei giochi il super sindaco di Vico ne ha incassati personalmente 4.120. Un record clamoroso: 4 vicani su dieci hanno scelto di votare per il sindaco, mettendo in un angolo gli altri partiti. Un trionfo personale che si è tradotto in una vittoria clamorosa di Caldoro: 65,2% a Vico contro il 21,1% di De Luca e l’11% dei Cinque Stelle. Poco o nulla da fare per gli altri pretendenti contro l’assopigliatutto Gennaro Cinque che nella guerra delle preferenze non ha fatto prigionieri. Forza Italia primo partito col 55,8%, i grillini secondo partito col 10,8 % e Pd terzo con il 10,4%. Se si pensa che la candidata più votata del Pd è Enza Amato, figlia dell’ex consigliere regionale Tonino Amato, con 165 preferenze si ha la percezione del lavoro svolto da Gennaro Cinque. Mai una conferenza, mai un’intervista ma sempre con qualche comunicato “precotto” da girare alle redazioni. E poi, olio di gomito, voti e presenze ovunque. La seconda più votata del suo partito, del resto, è Flora Beneduce con 1074 voti: consigliere regionale uscente e moglie di Armando De Rosa ex storico leader Dc della costiera. Si rivede, come più votato della lista Sinistra al lavoro, invece Dino Di Palma: per lui 36 preferenze. Ben poca cosa certo, rispetto a Gennaro, detto mister 4000.

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