Vozza: “Che fine ha fatto la convenzione per la Reggia di Quisisana?”
Scuola post laurea in archeologia nel Polverificio Borbonico di Scafati. Il gruppo ‘Per Castellammare’ incalza l'Amministrazione
19-09-2016 | di Redazione
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“Perché non si firma la convenzione con la Soprintendenza archeologica di Pompei per la Reggia di Quisisana?” Se lo chiedono in una interrogazione urgente i due consiglieri comunali del gruppo Per Castellammare, Alessandro Zingone e Salvatore Vozza.
Che al primo cittadino di Castellammare pongono altre domande sul tema: “”Quale iniziativa l’Amministrazione comunale intende urgentemente mettere in campo, a partire dalla convocazione di un consiglio comunale aperto al quale invitare a partecipare lo stesso soprintendente Osanna, perché – pur apprezzando l’iniziativa di aprire a Scafati una scuola post-laurea in archeologia nell’ottica dello sviluppo integrato territoriale – tale iniziativa prevista nel Polverificio borbonico non annulli – di fatto – l’impegno del Mibact e della Soprintendenza archeologica di Pompei di aprire a Quisisana una Scuola di alta formazione, così come previsto dal finanziamento Cipe del 1999 e da tutti i successivi atti e accordi sottoscritti”.
Il riferimento è ad un’intervista dello stesso Soprintendente pubblicata il 18 settembre sul quotidiano La Repubblica, nella quale Massimo Osanna, ha illustrato il progetto per creare “in sintonia con il rettore Gaetano Manfredi una scuola di specializzazione post laurea che abbia Pompei come epicentro, palestra straordinaria per la formazione degli studenti. La scuola deve coinvolgere Miur e Mibact” e ha detto di aver individuato come sede per tale scuola “il Polverificio borbonico di Scafati, da aprile proprietà della soprintendenza. Vogliamo farne luogo di deposito, con locali e laboratori visitabili: quel museo mancante di Pompei, punto di arrivo di una visita agli scavi, da collegare al sito con una navetta su monorotaia lunga 1,4 chilometri. Il complesso è inserito in parco, un lembo di campagna vesuviana ancora intatta”, specificando che la presenza di tanti studenti a Scafati “cambierebbe le dinamiche territoriali”.
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Una decisione – spiegano i consiglieri comunali Zingone e Vozza – che rischia di far passare in secondo piano la Reggia di Quisisana. Senza dimenticare che il restauro del Palazzo reale di Quisisana, di proprietà comunale, è stato finanziato con deliberazione CIPE n. 162 del 6 agosto 1999 per un importo di 19.665.000,00 euro, al fine di ospitare una Scuola di alta formazione in restauro e la nuova sede del museo statale “Antiquarium stabiano” di Castellammare di Stabia, chiuso dal 1997.
Il gruppo Per Castellammare evidenzia anche come: “il “Protocollo d'intesa per la istituzione della sede distaccata di Castellammare di Stabia dell'Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro”, firmato in data 11 aprile 2008 a Roma presso l'Ufficio del Segretario Generale del Mibact da Mibact, Istituto superiore per la conservazione e il restauro (Iscr) , Direzione regionale per i beni culturali e il paesaggio della Campania, Regione Campania, Provincia di Napoli e Comune di Castellammare di Stabia, prevedeva che una sede distaccata dell'Iscr venisse portata nell'area vesuviana e che, inoltre, nel dicembre 2009 fu sottoscritta a Napoli, presso la sede della Direzione regionale per i beni culturali e il paesaggio della Campania, la “Convenzione tra Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Regione Campania, Provincia di Napoli, Città di Castellammare di Stabia e Università Suor Orsola Benincasa di Napoli per la costituzione di un Gruppo di lavoro tecnico per la elaborazione di un progetto di utilizzo e gestione del Palazzo reale di Quisisiana”.
Vozza e Zingone ricordano come il Consiglio comunale di Castellammare di Stabia abbia approvato all’unanimità il giorno 6 febbraio 2010 due delibere relative al Palazzo reale di Quisisana, e precisamente la D.C. n. 31 del 6 febbraio 2010 ad oggetto “Palazzo Reale Quisisana - Presa d’atto verbale conclusivo tavolo tecnico, corredato da rilievi planimetrici, Piano di utilizzo e gestione, Convenzione” e la D.C. n. 32 del 6 febbraio 2010 ad oggetto “Palazzo Reale di Quisisana – formalizzazione rapporto con Università Suor Orsola Benincasa di Napoli per Scuola quinquennale di Restauro”. E che, inoltre, nell’agosto del 2015 sia stato proprio il Ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini in un’intervista al Corriere della Sera a dichiarare di voler istituire grazie alla disponibilità di 6 milioni di euro una Scuola del Patrimonio aperta sia agli studenti italiani che abbiano già concluso l’iter universitario (laurea più master) che a studenti stranieri, aggiungendo: “Abbiamo individuato la sede, la Reggia borbonica di Quisisana a Castellammare di Stabia, ripristinata da poco tempo e inutilizzata. Pensiamo a una scuola che si basi su alcuni piloni formativi: la tutela, il restauro, la valorizzazione, una sezione dedicata all’archeologia in collaborazione con la prestigiosa Scuola archeologica di Atene. La vicinanza della reggia con Pompei realizzerà un asse con le nostre eccellenze in quel campo. Nasceranno nuove professionalità nel nostro Paese”
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