“Adesso occorre aprire di più il Partito alle istanze della città”. È l’auspicio che Enzo Ascione, consigliere e politico di lungo corso di Torre Annunziata, fa nel giorno del suo ritorno nel Partito Democratico.

La mia prima tessera di partito è stata del P.C.I. nel 1984 – ha scritto Ascione qualche giorno fa sui social – scelto soprattutto per la questione morale portata avanti dal segretario Berlinguer. Poi PDS, DS ed infine PD”. Una storia infinita, quella degli ex ‘comunisti’ torresi, che dopo anni di unione, lotte intestine, diaspore, vedono tornare, nella sede di corso Vittorio Emanuele III, due consiglieri, Ascione e Donadio, che hanno iniziato la loro militanza politica nel partito della falce e martello.

“Ritorno per dare un contributo, in un partito che si colloca in uno schieramento di sinistra. Credo che in questa fase le ambizioni personali debbano cedere il passo al percorso ed al progetto della città”.

Cosa è successo con i suoi ultimi ‘compagni’ di Nuovo Centro?

“Abbiamo fatto scelte diverse alle ultime elezioni regionali che hanno reso incompatibile continuare insieme. Ho provato anche a dare una struttura che superasse la concezione di lista civica, aprendoci maggiormente alla città ma, purtroppo, senza molti risultati”.

In quanto ad ascolto dei problemi della città, i partiti non sembrano avere orecchie attente. Neppure il PD fa eccezione, penso al caso dell’INPS o al problema sanità.

“L’auspicio ed il lavoro che intendo fare va nella direzione di una maggiore apertura dei Democratici alla città. Un Partito non può essere appiattito sulle scelte delle amministrazioni, senza lavorare su problemi importanti. Dobbiamo dire almeno di averci provato”.

In un’ottica più ampia della politica cittadina, cosa crede che manchi?

“Agli altri partiti manca un’organizzazione strutturata che permetta di fare una buona politica. Inoltre, occorre lavorare per non riproporre lo stesso schieramento nazionale. La coalizione tra PD ed NCD è un caso anomalo accaduto in un momento particolare del paese”.

Cosa dovrebbe fare allora il suo Partito?

“Innanzitutto non riproporlo più qui in città, ma cercare partiti che hanno una storia ed un percorso coerente con noi. E poi, se ci definiamo ‘grande partito’ dobbiamo anche avere l’ambizione di esserlo, pensando di poterci proporre da soli”.

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