Era stata accusata di aver istigato il figlio a uccidere. Per il giudice non è colpevole. La Corte d’Assiste d’appello ha confermato l’assoluzione nei confronti di Anna Basco dall’accusa di concorso in omicidio pluriaggravato.

La donna era ritenuta colpevole di aver incoraggiato suo figlio Samuele, all’epoca ancora minorenne, un gesto folle. Il ragazzo, non ancora maggiorenne all’epoca dei fatti, esplose alcuni colpi di pistola nei confronti di Antonio Rivieccio. La vittima aveva appena riaccompagnato la sua fidanzata al Piano Napoli di Boscoreale quando fu raggiunto dai proiettili. Portato inutilmente all’ospedale di Boscotrecase, morì appena giunto in corsia.

Era appena iniziato il lockdown. Nella notte tra il 10 e l’11 marzo 2020 ci fu una lite tra la donna e la vittima, che innescò la volontà di uccidere Rivieccio. Il tutto in barba alle regole appena varate dal Consiglio dei Ministri che imponevano di uscire soltanto in casi di estrema necessità.

Grazie al lavoro degli inquirenti furono messe in luce le responsabilità della madre, grazie anche alle dichiarazioni di alcuni testimoni oculari e al contenuto di conversazioni intercettate all’interno del Piano Napoli di Boscoreale. La donna dopo l'omicidio, aveva anche aiutato il figlio a disfarsi dell'arma, occultandola in luogo sconosciuto.

La corte d’Assise, a fronte di una richiesta di condanna di 22 anni di reclusione, giudicò plausibile la tesi sostenuta dall’avvocato Antonio Iorio, del foro di Torre Annunziata. Secondo il giudice nessun atto consentiva di giungere alla certezza della responsabilità penale della giovane mamma.

A questa sentenza la Procura fece appello, articolando diversi motivi e facendo leva sulle dichiarazioni rese da Giorgio Zaccone e Alex Perna che ponevano Anna Basco sul luogo del delitto al momento dei fatti. Questi hanno riferito che fosse stata la donna a istigare il figlio Samuele, pronunciando le frasi “Spara, spara, uccidilo”. Dichiarazioni confutate anche attraverso intercettazioni avvenute immediatamente dopo i fatti e che avrebbero confermato le dichiarazioni accusatorie dei due. In più una consulenza redatta su richiesta del pm che forniva diversi dubbi in ordine alla tempistica in cui si sarebbero verificati i diversi spari di colpo d’arma da fuoco da parte di Samuele Basco. Ragion per cui si riteneva ancor maggiormente provata la sua responsabilità perché avrebbe avuto il tempo ed il modo di istigare il figlio nell’omicidio.

Questa mattina, a tre anni dall’assoluzione in primo grado, si è pronunciata la dottoressa Abbamondi, della quinta sezione della Corte d’Assise d’Appello di Napoli, che ha confermato la sentenza emessa in primo grado risostenendo l’innocenza della imputata e pronunciando quindi sentenza assolutoria per non aver commesso il fatto.

Il giovane invece è stato condannano a 10 anni per aver confessato il delitto qualche giorno dopo, costituendosi ai carabinieri.

(foto: archivio)

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