Una colluttazione con l’assassino, poi la morte. Il suo cadavere gettato in mare con una pietra legata al collo da una corda, nel tentativo di simulare un suicidio. E’ l'ipotesi su cui lavora la Procura di Torre Annunziata per fare chiarezza sulla morte dell'uomo il cui cadavere è stato ritrovato ieri pomeriggio da un pescatore nelle acque davanti la spiaggia di Rovigliano.

Si tratta di un uomo dai tratti somatici europei, dell’età di 35-40 anni, ripescato con una corda al collo alla cui estremità era annodato un grosso masso nel maldestro tentativo di farlo inabissare o quantomeno, secondo la tesi degli inquirenti, simulare un suicidio.

Dai rilievi effettuati dal medico incaricato, Antonio Sorrentino, sono invece emerse ferite alla testa e alle braccia non compatibili con un suicidio ma più con una colluttazione. Elementi più chiari verranno forniti dopo l’autopsia, che sarà eseguita non appena si conoscerà l’identità della vittima. L’uomo è stato ritrovato a torso nudo, con indosso un pantalone marrone, calzini bianchi e una cintura in pelle. Sul polso sinistro un tatuaggio composto da due M. Dai primi accertamenti, tra la morte e il ritrovamento del corpo senza vita sarebbero trascorse non più di 24 ore. I carabinieri di Torre Annunziata, nel frattempo, continuano a lavorare alla ricerca di ogni elemento utile per risalire all’identità dell’uomo e fare luce su quello che al momento è un vero e proprio giallo.

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