Poteva essere una potenziale ‘spia’ del clan Ascione-Papale e per questo motivo, secondo la rigida filosofia dei clan di Ercolano, era necessario uccidere. Risale all’epoca dei boss ossessionati dalla paura di finire vittime di un agguato, l’omicidio di Gennarino Brisciano, per il quale questa mattina il pm dell’Antimafia Pierpaolo Filippelli ha chiesto tre ergastoli. Trent’anni per la lady della Cuparella Enrichetta Cordua, per Enrico Viola e per Giacomo Zeno: tutti arrivati alla sbarra con quell’accusa pesante come un macigno.

La figura più inquietante del gruppo di fuoco era lei, la ‘specchiettista’ al servizio dei Birra-Iacomino. La mattina del massacro, Enrichetta Cordua stava accompagnando i suoi figli a prendere lo scuolabus, in quel frangente però riconobbe il bersaglio che la cupola voleva eliminare a ogni costo, così, senza badare al resto, pensò di correre subito nella roccaforte dei Birra per segnalare la presenza della vittima. Il commando non perse tempo, entrò in azione e trucidò Brisciano, restituendo ai vertici della cupola sonni tranquilli, dopo quei giorni di follia trascorsi col timore che potesse esserci un omicidio da un momento all’altro. 

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