Una persecuzione durata mesi e sui quali si vuole far luce. Emergono nuovi particolari nell’inchiesta aperta dopo la morte di Alessandro, il 13enne di Gragnano precipitato dal quarto piano della palazzina di via Lamma in cui abitava.

Un inferno tra chat, messaggi e paura che ha finito per travolgere un ragazzino nel cuore della sua giovinezza. Oggi sono state acquisite le copie forensi dei due cellulari del ragazzo e del suo portatile. Il compito dei periti sarà quello di ricavare fonti di prova da inserire nel fascicolo aperto dalla Procura di Torre Annunziata per istigazione al suicidio, nei confronti dell’ex fidanzatina e di altri cinque giovanissimi tra parenti e amici. Accertata la presenza di messaggi di istigazione a gesti estremi e di ricerche su Google con la parola chiave “suicidio” effettuate sul computer di Alessandro prima della tragedia.

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Nel frattempo, però, si aprirà un nuovo filone d’inchiesta per stalking. I numerosi messaggi scritti dalla banda di bulli hanno tessuto una rete di terrore e di persecuzione alla quale il ragazzino non ha retto. Un giovane di 13 anni che avrebbe dovuto iniziare il terzo anno di scuola media. Il suo posto all’ultimo banco però, ieri, è rimasto vuoto. A sedersi lì, nel primo giorno di scuola, è stata la sua mamma, durante la cerimonia fatta ieri in suo ricordo al plesso Roncalli di Gragnano. Una messa in ricordo per un giovane con una vita davanti, spezzata da un nemico subdolo come il cyberbullismo.


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