Si può mentire. Finito a processo con l'accusa di di avere dichiarato il falso nell'autocertificazione, è stato assolto. Il giovane ha sostenuto che stava tornando a casa dal lavoro, durante un controllo a Milano nel marzo dello scorso anno in pieno lockdown da emergenza Covid. E ciò perché "un simile obbligo di riferire la verità non è previsto da alcuna norma di legge" e, anche se ci fosse, sarebbe "in palese contrasto con il diritto di difesa del singolo", previsto dalla Costituzione.

Lo ha deciso, accogliendo la richiesta della procura di Milano di assoluzione "perché il fatto non sussiste", la gup Alessandra Del Corvo con rito abbreviato. Per il giudice, si legge nella sentenza, "è evidente come non sussista alcun obbligo giuridico, per il privato che si trovi sottoposto a controllo nelle circostanze indicate, di 'dire la verità' sui fatti oggetto dell'autodichiarazione sottoscritta, proprio perché non è rinvenibile nel sistema una norma giuridica" sul punto.

Il giovane fermato per un controllo alla stazione Cadorna il 14 marzo, aveva dichiarato di lavorare in un negozio e che in quel momento stava rientrando a casa. Una decina di giorni dopo, però, un agente per verificare se avesse detto la verità aveva mandato una email al titolare del negozio, il quale aveva risposto dicendo che il 24enne quel giorno non era di turno. Una "bugia" consentita quindi al ragazzo a cui non è costato nulla avere trovato una scusa per non essere sanzionato.

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