I giornalisti devono entrare nella “comunicazione” del turismo e beni culturali. E’ emerso dalle relazioni tenutesi nella Pontificia Facoltà Teologica, nel corso di formazione e aggiornamento professionale dei Giornalisti sulla Comunicazione e Valorizzazione dei Beni Culturali. Dopo gli interventi del Ministro Franceschini agli Stati Generali di Pietrarsa, sembrano maggiori le aspettative per una svolta che preveda la presenza del giornalista nella divulgazione e promozione dei beni culturali a tutti i livelli aumentando le opportunità di entrare a far parte degli staff nelle amministrazioni locali e private. Con Ottavio Lucarelli, Presidente dell’Ordine di Giornalisti, Maurizio Carucci, giornalista, Giancarlo Panico, comunicatore, e Mirco Baldassarre, storico dell’Arte, si è discusso della necessità della figura del comunicatore giornalista negli enti pubblici e privati per promuovere in maniera assolutamente professionale la comunicazione del territorio e la promozione del turismo e dei beni culturali.  Elementi fondanti di questa comunicazione diventano l’esame delle criticità e la redazione di un opportuno piano di comunicazione. "Oggi c’è molto spontaneismo e molta improvvisazione - fa sapere Maurizio Carucci - manca un sistema di rete tra enti pubblici, privati e associazioni ed è una gran fatica, per un comunicatore, mettere assieme tutti gli attori e presentare un piano che abbia un target adeguato". Nasce l’esigenza della presenza di un giornalista comunicatore tra le figure professionali legate alla promozione del territorio che sappia creare una aspettativa nel turista, perciò non solo city manager, guide, accompagnatori turistici. Una risposta la può dare solo un giornalista con la sua capacità di comunicare, la sua capacità di diffondere un messaggio tale da attrarre il viaggiatore. Il giornalista rappresenta una garanzia comunicativa e dà la giusta efficacia al progetto di comunicazione di un territorio e i suoi beni culturali. “Il lavoro non manca - dichiarano i relatori -  si prospettano tempi interessanti perché in Italia oggi solo il 20% delle imprese pubbliche e private, compreso musei e istituzioni varie comunicano. E’ pertanto opportuno che vi lavorino i giornalisti che fanno bene il loro mestiere”.

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