Da “nonno-stalker” a presunta vittima di calunnia. Tutto in un solo giorno e per merito di una sentenza di piena assoluzione. E’ l’incredibile vicenda di P.M, all’epoca 78enne, denunciato nel 2013 dalla sua ex compagna, “tempestata da continui sms minatori, telefonate ed inviti a cena”. Tale Anita (26, nome di fantasia). Una ragazza molto più giovane di lui e che ai carabinieri raccontò di “essere stata trascinata” dall’anziano in macchina mentre lei, Anita, passeggiava tranquilla in strada a Portici. La ragazza dichiarò inoltre ai militari di aver subito un tentativo di violenza sessuale da parte dell’arzillo ex. Che oggi ha 80 anni suonati ed ha finito il suo “calvario”. Fatto di un arresto, un processo a carico per stalking e tentata violenza, ed una richiesta di pena di due anni avanzata dal pm.

Ma oggi, per i giudici della quarta sezione del Tribunale di Napoli, il macabro racconto di Anita è in parte falso, privo di veri riscontri. Costruito, ha dei buchi. C’è di più, si va oltre. L’avvocato del presunto “nonno-stalker”, Roberto Cuomo di Torre Annunziata, nel corso del processo ha fatto emergere una “situazione opposta, addirittura paradossale”. Le indagini difensive svolte dal legale (una perizia sul telefonino sequestrato dai carabinieri all’allora indagato, unita all’esame delle chiamate in partenza dai tre numeri intestati alla graziosa fanciulla) hanno chiarito come in realtà fosse “nonno-stalker” il  vero perseguitato.

Secondo quanto emerso a processo l’80enne ha ricevuto, dal 15 maggio 2013 al 6 giugno dello stesso anno (giorno della denuncia della presunta vittima ai carabinieri), ben 105 tra telefonate e messaggini. Sms e chiamate dalla ex compagna 26enne. La ragazza, il 6 giugno 2013, non fu “costretta in macchina”, ma con “nonno stalker” aveva un appuntamento. Incontro concordato al cellulare poco prima. L’epilogo dell’incredibile vicenda oggi. “Il fatto non sussiste” e “nonno-stalker” incassa l’assoluzione. Gli atti del processo sono già stati inviati al pm. Ora è Anita, prima “vittima”, a rischiare l’accusa di calunnia.

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