A cena insieme dopo aver ammazzato un uomo. La banda di quattro persone che hanno ucciso Maurizio Cerrato si è ritrovata insieme due ai gestori del garage in cui avvenne l’omicidio, in un noto ristorante di Trecase, gestito da un ex carabiniere a processo per i suoi presunti rapporti con un boss di Boscoreale.

E’ il nuovo particolare emerso nel corso del processo a carico di Antonio Cirillo, Francesco Cirillo, Giorgio e Domenico Scaramella, per assicurare alla giustizia i colpevoli dell’assassinio dell’ex custode degli scavi di Pompei. Cerrato fu ammazzato il 19 aprile del 2021 con un coltellata al cuore per aver difeso la figlia Maria Adriana dopo una banale lite per un parcheggio.

Qualche ora dopo la coltellata mortale al petto di Maurizio, le quattro belve si ritrovarono a parlare con Pierluigi Savarese, uno dei due presunti “parcheggiatori omertosi”, coinvolto nel processo parallelo in corso al tribunale di Torre Annunziata, per aver cancellato il video dell’omicidio. File che poi sono stati recuperati grazie a una perizia tecnica sul sistema di videosorveglianza e sui cellulari dei fratelli Savarese. In un luogo insolito, il ristorante gestito da Sandro Acunzo, un ex carabiniere a processo per i suoi legami con il boss del piano Napoli di Boscoreale Franco Casillo, alias “’a vurzella”.

Per Domenico Scaramella quell’incontro fu l’occasione per dire ad Antonio Cirillo di “consegnarsi alla giustizia per quello che aveva fatto, doveva prendersi tutte le responsabilità”. Scaramella poi si rivolse anche a Savarese per chiedergli di andare in ospedale a valutare le condizioni della vittima. Nel corso della ricostruzione in aula di quei minuti, al dubbio del parcheggiatore di spostarsi ed esporsi a eventuali controlli dei carabinieri, Scaramella gli suggerì di “raccontare tutta la verità, perché io non c’entro niente, non ho nulla da nascondere”.

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