Da carnefice a vittima. Sarà questo il tema centrale della prossima udienza legata al processo nato dall’operazione Olimpo in programma il prossimo 15 ottobre. L’operazione ha portato alla sbarra l’imprenditore Adolfo Greco, Michele e Raffaele Carolei, Umberto Cuomo, Attilio Di Somma e Luigi Di Martino, alias 'o profeta, boss del clan Cesarano che dal 18 settembre è stato trasferito dal carcere di Siracusa a quello di Milano Opera in regime di carcere duro.

A deporre in aula sarà ancora Diego Albrizio della Squadra Mobile di Napoli: il collegio difensivo effettuerà il controesame all’ispettore. Nella scorsa seduta, su richiesta espressa della difesa, è stato proposto che il resto delle intercettazioni telefoniche siano discusse al termine della perizia ancora in corso d’opera. Dal 23 luglio, infatti, i periti Teresa Verde e Alberto Porto sono all’opera per la trascrizione delle captazioni telefoniche da portare all'udienza del 22 ottobre.

LE TESI DI ACCUSA E DIFESA. Il teste ha portato in aula le dichiarazioni del pentito Salvatore Belviso, che aggravano la posizione di Adolfo Greco. L’imprenditore è accusato di estorsione aggravata dal metodo mafioso. Per il pm della Dda di Napoli Giuseppe Cimmarotta sarebbe il collante tra i clan della zona: avrebbe avuto rapporti diretti con i clan Afeltra, Cesarano, Di Martino e D’Alessandro offrendo denaro in cambio del monopolio nei suoi affari. Per la difesa, invece sarebbe solo una vittima dell’enorme pressione messa in atto dagli stessi clan, reo di non aver avuto abbastanza coraggio da denunciare i suoi aguzzini.

Dal dicembre scorso Greco è in carcere a Secondigliano. Nelle due ultime udienze ha chiesto e ottenuto di non assistere alla seduta. Da tempo i legali ne chiedono la scarcerazione, sostenendo che le sue condizioni di salute non sarebbero compatibili con il carcere.

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