Sotto accusa il notaio Di Liegro e il professore Coppola. Il primo “colpevole” di non aver verificato i documenti del palazzo crollato, l’altro di essersi “sottratto” alle domande degli imputati. Nuova udienza per stabilire le cause del crollo di Rampa Nunziante, che provocò la morte di 8 persone tra adulti e bambini. Nell'aula Siani del tribunale di Torre Annunziata è toccato ai legali difensori degli imputati ritenuti responsabili di falso ideologico e abuso edilizio.

Per i Fratelli Emilio e Mario Cirillo, difesi dall’avvocato Ferdinando Striano, è stata chiesta l’assoluzione: “Sono stati indotti in errore dalla eventuale illegittimità del palazzo. Hanno semplicemente adottato la documentazione ricevuta”.

Stesso discorso per Roberta Amodio, al quale è stato contestato il reato di falso per il contratto preliminare di vendita nel 2015: “La procedura è stata seguita per intero dal padre – ha spiegato l’avvocato Landolfi – perché all’epoca dell’atto aveva solo 15 anni. Ma bisogna specificare che si sono affidati a dei professionisti, che però non hanno saputo distinguere tra abitabilità e agibilità. Una distrazione concessa addirittura anche al notaio Di Liegro, ma non a Roberta Amodio”.

Sulla famiglia Buongiovanni si è soffermata gran parte dell’udienza, in quanto sono tra i vecchi proprietari dell’intero palazzo crollato il 7 luglio 2017. “La pena richiesta non è assolutamente equa – ha esordito l’avvocato Gianmario Siani, legale della famiglia – figlia forse dell’emotività che ha interessato questo processo. Si è trattato di una negligenza o di una leggerezza. Grossa parte della responsabilità è del notaio. Egli stesso in aula ha ammesso di aver fatto un errore di valutazione. Nonostante questo, si tratta di un falso innocuo, che non ha inciso sull’atto di compravendita”.

Accuse rivolte anche al professore Alberto Coppola: “Si è sottratto alle domande degli avvocati difensori, specialmente quando gli è stato chiesto di leggere una piantina del comune di Torre Annunziata del 1972. Si vede chiaramente che quel palazzo è all’esterno del centro abitato e che quindi non occorreva licenza edilizia. Non ha risposto per evitare di cadere in contraddizione dinanzi a dati documentali”.

Una tesi ricalcata anche da Domenico Nicholas Balzano, avvocato di Marco Chiocchetti ed Luisa Scarfato. L’avvocato ha aggiunto che “il fabbricato è legittimo per le norme dell’epoca, il perimetro della città fu fatto solo nel 1970. Ecco perché la compravendita non è illecita”. Chiesta l’assoluzione anche per loro.

Prossima udienza il 17 marzo 2021.  In basso, il video delle dirette pubblicate sulla nostra pagina facebook.

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