Torre Annunziata, ammazzarono suo figlio tra la folla: scatta l'arresto, nascondeva una pistola nella borsa
In manette la madre di Raffaele Malvone, assassinato in via Plinio lo scorso marzo. Indagini in corso
30-08-2023 | di Redazione
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Perchè aveva una pistola nella borsa? C'è un collegamento con l'omicidio del figlio? Sono queste le domande cruciali a cui dovrà rispondere la Procura di Torre Annunziata. Al centro dell'attività investigativa la madre di Raffaele Malvone, affiliato del clan Gallo-Cavalieri assassinato tra la folla il 26 marzo 2023. La donna è stata arrestata ieri in Corso Umberto I. All'interno della borsa nascondeva una pistola CZF5B calibro 9 con matricola abrasa e dodici cartucce.
Sono stati i poliziotti di Torre Annunziata a scoprire quanto custodiva nella borsa. Ieri pomeriggio gli agenti hanno notato un’auto parcheggiata nei pressi del commissariato con a bordo due donne che, alla loro vista, sono apparse da subito agitate. Insospettiti, hanno controllato le occupanti e rivenuto la pistola. L'arma è stata sequestrata e saranno disposti i test balistici per capire se abbia già sparato in precedenza
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Raffaele Malvone, 29 anni, fu vittima dell’ennesimo agguato di camorra a Torre Annunziata. Fu ucciso tra la folla, sotto gli occhi scioccati dei passanti. Al vaglio l'ipotesi che la madre si fosse procurata una pistola proprio dopo il massacro di suo figlio, impaurita dall'idea di subire un'eventuale ritorsione. Al momento la donna non ha fornito alcuna spiegazione.
Malvone aveva da poco finito di scontare 8 anni di carcere quando fu ucciso. Affiliato dei Gallo-Cavalieri, cresciuto nel Rione Penniniello, fu freddato con due colpi di pistola sull’uscio di una salumeria di via Plinio, zona di confine tra Torre Annunziata, Boscoreale e Pompei. Matrice dell'agguato il controllo delle piazze di spaccio oplontine. A condannare a morte il 29enne, infatti, potrebbero essere stati proprio i ras del Quarto Sistema, clan rivale dei Gionta. Il nome di Malvone emerse nell’ambito dell’operazione Mano Nera, l’imponente blitz condotto da 500 carabinieri che nella notte del 4 aprile 2013 smantellò con più di 80 arresti il gigantesco business illecito messo in piedi all’interno della roccaforte criminale dell'area sud.
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