Due anni senza Maurizio Cerrato. A ricordare che una lama d’acciaio ha trafitto il suo cuore, spezzando per sempre una vita e allontanandolo dai suoi affetti.

Il 19 aprile di due anni fa si apriva una ferita nella famiglia Cerrato e in una comunità che da poco ha trovato un primo sussulto di giustizia con la condanna a 23 anni delle quattro belve che uccisero l’ex custode degli scavi di Pompei in un’autorimessa di via IV novembre a Torre Annunziata. Una ferita che difficilmente verrà rimarginata.

Questa sera nella chiesa della SS. Trinità di via Gino Alfani si è tenuta una messa in suffragio, a due anni esatti da quella coltellata. Presente alla funzione anche la vedova Morione. Alle 20 di quel 19 aprile maledetto il cuore di Maurizio smise di battere: “Quel suo cuore però continua a battere in tutti noi – ha ribadito don Ciro Cozzolino –. In questi due anni abbiamo fatto un lungo e doloroso cammino dove con grande delusione ci siamo resi conto che le nostre vie non coincidono sempre con quelle del Signore. A Torre Annunziata c'è troppo sangue versato, troppe sofferenze, troppo dolore. Un elenco infinito di vittime innocenti. Chiedere giustizia significa riconoscere un proprio diritto. Qualsiasi sentenza, anche del tribunale più giusto, non sarebbe in grado di fare giustizia. Questa situazione non ci deve fare perdere la fiducia e la speranza. Il nostro impegno deve essere costante e non lo dico come rappresentante di Libera ma come cristiano credente, come sacerdote. In una società in cui è presente il malaffare, la sofferenza e l'ingiustizia non possiamo e non vogliamo girarci dall'altra parte. Fare memoria significa questo: non faremo più finta di non vedere. Siamo qui per riposizionarci, per ricominciare e per dire 'io continuo il mio cammino'. Solo così il male non sarà mai più forte del bene".

Cerrato fu accoltellato al culmine di un diverbio solo per avere difeso la figlia, a sua volta aggredita per avere parcheggiato l’auto in un posto in precedenza occupato con una sedia. A ucciderlo furono Antonio Cirillo (autore materiale della coltellata), assistito da Francesco Cirillo, Domenico e Giorgio Scaramella.

Un volo di lanterne ha poi accompagnato il saluto a Maurizio, un papà che ha difeso fino all’ultimo gli ideali di libertà e di giustizia e che ha pagato con la vita l’incoscienza criminale di una banda di belve senza scrupoli.

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