Premeditarono e organizzarono la morte di Liberato Ascione, ora sono in carcere. I carabinieri di Torre Annunziata hanno eseguito un’ordinanza di custodia in carcere nei confronti di due persone, ritenute gravemente indiziate dei reati di concorso in omicidio e del connesso reato in materia d’armi, aggravati dal metodo mafioso.

I due, secondo gli inquirenti, avrebbero deciso a tavolino la morte di Liberato Ascione, avvenuta nel 2004 nell’ambito della guerra all’epoca in atto tra il clan Gionta e i Limelli – Vangone per assicurarsi il predominio su Torre Annunziata. Una faida che portò a sei omicidi messi a segno tra il 1998 e il 2004 a Torre Annunziata, Boscoreale e Trecase e per i quali stanno scontando 30 anni di carcere gli esecutori materiali di quei delitti: Giovanni Iapicca, Antonino Paduano, Liberato Guarro, Luigi Maresca e Gennaro Longobardi. Otto anni per il solo collaboratore di giustizia Vincenzo Saurro.

A cadere sotto i colpi dei killer del clan Gionta furono Ciro Bianco, Domenico Savarese, Ciro Balzano, Angelo, Domenico Scoppetta e, appunto, Liberato Ascione. L’ex dipendente delle Poste, ritenuto dagli inquirenti vicino ai “Limelli-Vangone”, fu ucciso in via Settetermini, nella zona di Boscoreale.

Fu il collaboratore di giustizia Aniello Nasto, detto “Aniell Quarto piano” a raccontare alla Dda la strategia dei Valentini: “A Torre Annunziata occorreva far fuori i soggetti già affiliati ai Limelli”, clan che stava “disturbando” il controllo della droga in città. Un controllo che i valentini volevano mantenere, anche a costo di una strage.


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