Debiti di droga non saldati ma soprattutto il desiderio di vendetta del boss vesuviano, trafficante di droga, Francesco Casillo. Le misure cautelari in carcere del gip di Napoli Linda Comella riguardano Vincenzo Pisacane, 65 anni, contabile del clan camorristico dei Gionta, e appunto Francesco Casillo, 49 anni, boss di Boscoreale. Ad eseguire l'omicidio furono invece Vincenzo Saurro, Giovanni Iapicca, Michele Palumbo e Aniello Nasto. La sentenza di morte nei confronti di Ascione, affiliato al clan Limelli, venne emessa per debiti di droga non onorati e anche perché ritenuto responsabile della morte di Luigi Casillo, fratello di Francesco.

Secondo la ricostruzione dei carabinieri, che hanno indagato sulla vicenda coordinati dalla DDA di Napoli, Casillo chiese a Pisacane l'autorizzazione e anche l'appoggio per uccidere Ascione. Pisacane incaricò Nasto, Iapicca e Palumbo di eseguire la sentenza di morte. Saurro invece fece da "specchiettista" (colui che indica la vittima agli assassini), segnalando ai killer la presenza della vittima nei pressi di un'autorivendita d'auto di Boscoreale, l'8 settembre 2004, 14 giorni dopo la sua scarcerazione dalla casa circondariale di Belluno (avvenuta il 25 agosto 2004).

Iapicca, giunto a bordo di un ciclomotore, ebbe l'incarico di tenere sotto controllo la zona. Palumbo invece era alla guida della moto utilizzata per il raid. A sparare, al viso e alla testa, invece, fu Aniello Nasto: almeno 9 colpi di calibro 9 che non lasciarono scampo ad Ascione.

 

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