Torre Annunziata. Fece uccidere Mamma Coraggio: boss di nuovo a processo
Prima udienza in appello per Francesco Tamarisco: il “regista dell’orrore” condannato in primo grado all’ergastolo
04-04-2023 | di Marco De Rosa
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Uccisa perché aveva avuto il coraggio di ribellarsi al clan e all’omertà che regnava a Torre Annunziata. A deciderlo fu Francesco Tamarisco, condannato all’ergastolo nel dicembre 2021 dalla Corte d’assise di Napoli. Ora i legali discuteranno in appello la sentenza che ha disposto il carcere a vita per il boss.
Fissata a venerdì 14 aprile l’udienza di un processo che tornerà a parlare di anni di scandali, omicidi, violenze e intercettazioni. Uno spaccato della città vissuta come “luogo del male in cui non si ha rispetto per bambini e donne”. E in questo contesto Matilde Sorrentino è morta per lottare contro questo male. “Pur essendo una donna indifesa non si è mai tirata indietro”, ha più volte dichiarato il procuratore Pierpaolo Filippelli, che ha indagato incessantemente per stabilire la verità sulla morte di Mamma Coraggio. Il pm ha così ottenuto, con anni di indagini e processi, la condanna all’ergastolo per Francesco Tamarisco, nel dicembre del 2021.
IL VIDEO DELLA SENTENZA
Matilde Sorrentino, un’eredità di coraggio lunga venti anni
Chiuso il ciclo di incontri per ricordare la giovane donna che ruppe il muro dell’omertà
Fu Tamarisco il “regista dell’orrore”. Armò la mano di Alfredo Gallo. Uccise Matilde il 26 marzo 2004 sulla porta di casa, con quattro colpi di pistola in faccia: “Così come aveva fatto perdere la faccia ai Tamarisco grazie alla sua denuncia, ora la faccia doveva perderla anche lei. Ed è stata zittita per sempre”, spiegò Filippelli nel corso della sua requisitoria presso la Corte d’Assise di Napoli.
In quell’aula di tribunale, il pm ha brutalmente riportato a galla quegli orrori. Ha raccontato come venivano adescati i bambini del Terzo Circolo Didattico. Storditi, drogati, ubriacati, zittiti con il nastro da imballaggio e infine stuprati, nei bagni della scuola o a casa dei reggenti del clan. Un quadro agghiacciante di un massacro vergognoso e immondo nel silenzio complice e colpevole di tanti che dovevano vigilare, denunciare e proteggere e non l’hanno fatto.
Gli abusi sui minori furono documentati grazie alle denunce di tre madri, i cui figli erano caduti nella rete dei pedofili. Il ruolo di assoluta protagonista venne assunto da Matilde Sorrentino, per questo detta “mamma coraggio”, le cui dichiarazioni vennero acquisite sia nella fase delle indagini preliminari, sia nel corso del processo. La sentenza di primo grado emessa il 9 giugno del 1999 portò in carcere 17 dei 19 imputati, tra cui lo stesso Francesco Tamarisco, poi assolto in appello. In seguito alla condanna i figli di Matilde furono trasferiti in una località segreta e fu cambiata loro l'identità, assistiti dall'avvocato Elena Coccia. Il 26 e il 27 luglio dello stesso anno, in appena dodici ore, vennero trucidati a Torre Annunziata Ciro Falanga e Pasquale Sansone, ritenuti tra i principali esponenti dell’organizzazione di pedofili, rimessi in libertà per decorrenza dei termini di custodia cautelare, nonostante fossero stati condannati a 15 e 13 anni di reclusione.
E ora, dopo la sentenza in primo grado, il processo in appello che chiuderà il cerchio su uno delle vicende più brutali avvenute a Torre Annunziata.
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