Aveva rischiato di incassare una condanna a quindici anni di carcere. Una pena durissima chiesta dal pubblico ministero Valentina Sincero alla luce della sua elevata caratura criminale. E invece Lucia Gallo, donna del clan Gallo-Cavalieri e moglie del noto ras Giovanni Colonia, sconterà la sua pena di soli cinque anni e otto mesi agli arresti domiciliari.

Lo scorso settembre è stata condannata in primo grado per estorsione nel maxiprocesso contro il clan oplontino, responsabile di avere seminato il terrore tra imprenditori e commercianti dell’area vesuviana. Nel corso del procedimento Il Giudice Lombardo ha accolto la tesi difensiva degli avvocati Salvatore Irlando e Giuseppe Ricciulli infliggendo alla Gallo una pena morbida di soli cinque anni.

Durante le udienze è emerso che la Gallo in realtà non fosse ai vertici del clan, un elemento piuttosto significativo e che ha infatti portato alla caduta dell’aggravante mafiosa. Ad un mese dalla sentenza l’ennesimo colpo di scena con la scarcerazione e la concessione degli arresti domiciliari.

A processo per estorsione, associazione a delinquere e detenzione di armi vertici e soldati del clan, condannati complessivamente in primo grado a quasi un secolo di carcere. La stangata ai Gallo-Cavalieri arrivò a giugno dell’anno scorso con la maxioperazione condotta dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Torre Annunziata coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia. L’inchiesta svelò un sistema di estorsioni a tappeto ai danni di imprenditori e commercianti, strozzati dalle richieste della cosca. Per ogni funerale era obbligatorio pagare una tassa di 250 euro riservata al clan. Il racket era stato imposto anche in pieno Covid e nel corso delle festività. Un business piuttosto redditizio che avrebbe consentito alla cosca di mantenere i fedelissimi in carcere.

 

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