Torre Annunziata. I racconti dei pentiti incastrano Francesco Tamarisco
Sotto la lente d’ingrandimento le dichiarazioni che inchiodano l’autore degli orrori al Rione Poverelli
20-01-2020 | di Marco De Rosa
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“Francuccio Tamarisco si pentirà e farà i nomi dei mandanti dell’omicidio di Matilde Sorrentino”. Partirà da questa falsa profezia presso la corte d'Assise di Napoli la prossima udienza del processo per ricostruire l’assassinio di Mamma Coraggio.
Nel corso dell’udienza del 9 gennaio, infatti, Michele Luppo, 43enne di Torre Annunziata ritenuto affiliato al clan Gallo Cavalieri, ha raccontato della conversazione avuta con Matteo Palumbo (ora deceduto) dopo l’arresto di Afredo Gallo, l’uomo che ha premuto il grilletto per uccidere Matilde. La sua “colpa” è stata quella di aver denunciato gli orrori commessi nella scuole del Rione Poverelli di Torre Annunziata.
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Per il collegio difensivo sarà l’occasione di verificare quanto raccontato dal collaboratore di giustizia: secondo Luppo, infatti, Tamarisco avrebbe provato a sviare le colpe di quegli orrori al Rione Poverelli, senza però riuscirci, finendo per essere additato egli stesso, agli occhi dei clan, come responsabile dell’omicidio di Matilde Sorrentino.
L’OMICIDIO. La donna fu uccisa sull’uscio di casa il 26 marzo del 2004 con diversi colpi di pistola. Matilde Sorrentino con le sue denunce aveva rotto il muro di silenzio e omertà intorno ad una delle vicende criminali più tragiche avvenute a Torre Annunziata, ovvero l’abuso sistematico e lo stupro di diversi bambini a opera di una organizzazione di pedofili attiva nel quartiere dei Poverelli. Le immediate indagini consentirono di individuare l’autore materiale dell’omicidio, il pregiudicato Alfredo Gallo, classe 1978. Gallo che aveva materialmente premuto il grilletto contro Matilde Sorrentino venne arrestato il 30 aprile del 2004 dai Carabinieri della Compagnia di Torre Annunziata e successivamente condannato all’ergastolo in via definitiva.
IL MENSILE PER ALFREDO GALLO. Altro elemento che verrà sottoposto in controesame sarà quello dei 500 euro al mese che un altro pentito, Giuseppe Pellegrino, ha raccontato in aula. L’uomo, anch’egli 43enne ma di Torre del Greco e ritenuto affiliato al clan Falanga, è diventato collaboratore di giustizia nel 2016, dopo le pressanti richieste della moglie.
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