“Una rete in cui chiese, scuole, associazioni possano dare un’alternativa e togliere i ragazzi dalle grinfie della malavita, affinché non ci siano altre morti innocenti come Giuseppe Veropalumbo”.

A dirlo è Carmela Sermino a distanza di 12 anni da quel maledetto 31 dicembre 2007 in cui dei colpi di pistola hanno finito per scrivere una delle pagine più tristi per Torre Annunziata. Un grido di allarme e di giustizia che Carmela, vedova Veropalumbo, prova a ricordare e a far tenere a mente alle future generazioni: “Dopo le massicce operazioni delle forze dell’Ordine di 12 anni fa sarebbe stato opportuno organizzare interventi di recupero per le famiglie colpite, così ora non ci ritroveremmo a parlare di raid, di bombe, di droga. Ci ritroviamo dinanzi ragazzi che non hanno un lavoro, un’alternativa in grado di non far apparire come normale il fatto di impugnare una pistola e fare fuoco”.

Il nuovo anno che sta per arrivare si aprirà probabilmente anche nel segno di una verità che dopo 12 anni stenta ancora ad arrivare. Il 10 gennaio ci sarà infatti l’udienza del processo per ricostruire l’assassinio del giovane carrozziere di Torre Annunziataucciso il 31 dicembre 2007 da un proiettile vagante. “Mi auguro che questo sia l’anno della giustizia – ha spiegato Carmela – e spero che la dignità di mio marito non venga nuovamente calpestata. Quanto accaduto a Giuseppe in quel Capodanno potrebbe accadere di nuovo se non si creano alternative e se le istituzioni non fanno sentire forte la loro presenza sul territorio. Festeggiate civilmente, senza commettere sciocchezze”.

E proprio in ricordo di Giuseppe Veropalumbo, martedì 31 dicembre in piazza Nicotera ci sarà una messa in ricordo del giovane carrozziere, alla presenza del sindaco Vincenzo Ascione e del corpo della Polizia Municipale.

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