"Non possiamo stare in silenzio, non è ancora tempo di voltare pagina. Il dolore per la loro assenza non si placa, così come non dovrà placarsi la sete di giustizia. I responsabili della strage potranno sfuggire al tribunale degli uomini, ma non a quello di Dio. Avete le mani sporche di sangue: pentitevi".

E’ stato questo il messaggio di don Ciro Cozzolino, parroco della chiesa della Santissima Trinità di via Gino Alfani nella giornata di commemorazione delle vittime di Rampa Nunziante. Una messa e la deposizione del cero della giustizia, posizionato sotto la palazzina in cui sono morte 8 persone, in quel tragico 7 luglio 2017.

LA SENTENZA DI PRIMO GRADO. Una tragedia che ha scosso un’intera comunità e che ha già un primo verdetto, quello in primo grado emesso dal tribunale di Torre Annunziata secondo cui sono quattro i responsabili del crollo: Gerardo Velotto, proprietario dell’appartamento al secondo piano e committente, gli architetti Massimiliano Bonzani e Aniello Manzo ritenuti di fatto i direttori dei lavori e Pasquale Cosenza, l’operaio che ha eseguito materialmente gli interventi. Le accuse di crollo e omicidio colposo erano contestate anche a due avvocati penalisti, ma il giudice ritenne di disporre un’assoluzione: i due legali, Roberto Cuomo e Massimiliano Lafranco, sono stati però condannati in primo grado a un anno e due mesi di reclusione (pena sospesa) a testa per il reato di falso. Cuomo, in particolare, era l’amministratore del condominio mentre Lafranco era il proprietario di fatto dell’appartamento dove vennero effettuati i lavori. Pena sospesa anche per Rosanna Vitiello (un anno), Ilaria Bonifacio (un anno), Marco Chiocchetti (un anno e ammenda di seimila euro) e Mario Cirillo (un anno e ammenda di seimila euro).

IL RICORDO. All’indomani dell’inizio del processo in appello, è stata celebrata una messa ricordando la famiglia Cuccurullo, con i coniugi Giacomo, Edy Laiola e il figlio Marco; la signora Pina Aprea e la famiglia Guida, con i coniugi Pasquale e Anna Duraccio e i figli Francesca e Salvatore. Subito dopo l’omelia il corteo di presenti nonostante la pioggia si è radunato sotto la palazzina crollata per un momento di preghiera. Molti della comunità oplontina si sono stretti attorno ai familiari e gli amici delle vittime affinché il ricordo degli otto torresi non venga rimosso e sia fatta giustizia.


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