Torre Annunziata, sindaco e fedelissimi agli ordini del nipote del killer
Dalle strisce blu alla videosorveglianza: tutti i tentativi di condizionare scelte e appalti
10-02-2022 | di Catello Germano
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L’amministrazione comunale di Torre Annunziata assoggettata a Salvatore Onda, nipote del boss e killer dei Gionta Umberto Onda. E’ lo scenario inquietante che emerge dalle 15 pagine del decreto della DDA che questa mattina ha notificato 12 avvisi di garanzia nei confronti del sindaco Enzo Ascione, del presidente del consiglio Peppe Raiola e di altri attuali ed ex amministratori (qui l’elenco completo degli indagati).
L’attività d’indagine ha consentito di accertare il ruolo di raccordo che Salvatore Onda rivestiva tra diversi amministratori e politici di Torre Annunziata e, in diversi casi, anche con consiglieri regionali e imprenditori. Un vero e proprio deus ex machina che riusciva a influenzare le scelte dell’amministrazione nonostante non avesse nessun ruolo, né amministrativo, né politico in città.
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(PERQUISIZIONE ANCHE A CASA DEL SINDACO)
Un attivismo il cui scopo, si legge nel decreto, era finalizzato a gestire affari e appalti pubblici. Tra questi, quello relativo alla gestione della sosta auto sulle strisce blu, il cui interesse emerge chiaramente dalle intercettazioni telefoniche con l’ex vicesindaco Luigi Ammendola, con l’ex dirigente Nunzio Ariano e con l’ex assessore Langella (tutti indagati). Non solo: un tentativo di mettere le mani anche sull'appalto per la videosorveglianza (appalto che, come quello delle strisce blu, fu poi sospeso per anomalie).
Un ruolo che riusciva ad esercitare tramite sua cognata, la consigliera comunale Maria Oriunto anche lei indagata (mai intervenuta in aula in 5 anni di amministrazione, ma sempre presente in occasione di votazioni particolari, ndr) e tramite l’ex assessore Gecchi Langella. Un legame quello tra Onda e Langella che viene già menzionato nella relazione della Commissione d’Accesso del 2013.
LA GENESI DELL’OPERAZIONE
Le indagini sono partite il 31 ottobre 2019, dopo il ritrovamento in strada a Torre Centrale di una bomba a mano. L’attività investigativa ha consentito di appurare che la bomba era stata inizialmente posizionata davanti lo studio dei commercialisti Marco Varvato e Francesco Conte (entrambi indagati). Dopo quel ritrovamento, il 2 novembre 2019 furono esplosi dei colpi d’arma da fuoco contro la serranda dello studio. Dalle indagini sui due episodi è emerso il legame tra i due professionisti e diverse società riconducibili alla famiglia Onda e, da qui, il ruolo di Onda nelle vicende politiche ed amministrative.
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