Lo stop alla produzione di mascherine allo Spolettificio ha rovinato le feste natalizie a 55 dipendenti che da oltre un anno, con senso del dovere e appartenenza alle istituzioni, sta dando il proprio fondamentale apporto nella lotta alla pandemia da covid”.

I vertici del Comparto Somministrazione per il Lavoro scendono in campo dopo la decisione dell’Agenzia Industrie Difesa di interrompere la produzione di mascherine all’interno dello Spolettificio di Torre Annunziata.

Una decisione che aveva scatenato la protesta di lavoratori e sindacati, chiedendo al direttore dello stabilimento La Torre di rivedere la sua decisione.

“Nelle precedenti riunioni – ha continuato Catello Cafiero del Comparto Somministrazione per il lavoro - era stato prospettato ben altro. A ciò si aggiunge la scelleratezza perpetrata e reiterata di avere in giacenza milioni di mascherine di tipo chirurgico e cosa ben più grave, alla luce degli ultimi risvolti normativi, esservi un quantitativo di milioni di mascherine FFP2 che non son ancora state distribuite o vendute. E questo a dispetto degli organi di informazione nazionali che riportano la difficoltà di reperire tali tipi di dispositivi, con speculazione di ogni genere, con una singola mascherina che in più parti di Italia arriva ad essere venduta anche oltre 5€ l’una”.

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Ecco quindi il nuovo appello al direttore Generale dell’Agenzia Industrie Difesa: “Revocare subito la decisione del blocco di produzione. Bisogna provvedere all’immissione sul mercato in modo urgente delle mascherine Ffp2 in giacenza e chirurgiche (utili anche ai Covid Hospital e ai centri di vaccinazione) e soprattutto illustrare in modo chiaro e trasparente le prospettive per lo stabilimento Militare Spolette di Torre Annunziata, oltre che dei 55 lavoratori in somministrazione. Dipendenti che hanno dovuto apprendere in modo telefonico e fuori da ogni contesto di saper vivere della decisione unilaterale di sospendere la produzione, senza la convocazione di alcun tavolo con le parti sociali. E’ una grave mancanza che va contro ogni tipo di buon costume e correttezza delle relazioni sindacali e istituzionali”.

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