“Non fu un tentato omicidio di stampo camorristico”. Colpo di scena in Cassazione nel processo contro Giovanni Vangone, Luigi Di Napoli e Christian Cirillo, affiliati del clan Limelli-Vangone accusati di avere architettato un piano di morte contro Antonio Iorio, avvocato del foro di Torre Annunziata. Si torna in Corte d'Appello, processo da rifare per chiarire la posizione di tutti gli imputati. 

I Giudici ribaltano la sentenza emessa in secondo grado contro gli affiliati del clan di Boscotrecase, che nell’aprile del 2023 furono condannati complessivamente a 38 anni di carcere. Vangone, Di Napoli e Cirillo tentarono per ben due volte di uccidere Iorio, il loro avvocato all'epoca dei fatti. Un piano di morte fallito, sventato dall’intervento dei Carabinieri di Torre Annunziata che riuscirono a scoprire i propositi del clan e spostarono Iorio in una località protetta. Particolari significativi, emersi durante il processo in primo grado in cui furono svelati ulteriori dettagli inquietanti sul folle piano ai danni del professionista, a cui fu poi assegnata la scorta.

Tra i responsabili del tentato agguato spicca il nome di Luigi Di Napoli, a processo anche per l’omicidio di Antonio Morione, il pescivendolo quarantunenne ammazzato barbaramente all’Antivigilia di Natale del 2021 da una banda di rapinatori. Di Napoli, boss dei Limelli-Vangone, ebbe un ruolo in primo piano nel raid armato in cui perse la vita il commerciante, ucciso con una pioggia di proiettili davanti ai figli dopo essersi ribellato al tentativo di rapina. Furono proprio le intercettazioni ambientali effettuate durante le indagini sull’omicidio Morione ad incastrare i tre affiliati del clan. I militari di Torre Annunziata scoprirono tutto e sventarono l’agguato. Un lavoro eccellente che mise in salvo l’avvocato e scongiurò l’ennesima tragedia all'ombra del Vesuvio.

A più di un anno dalla sentenza in Corte d’Appello, il colpo di scena in Cassazione che ribalta significativamente la posizione dei tre uomini. I Giudici hanno accolto le tesi difensive degli avvocati Mauro Porcelli e Giuseppe Ricciulli. Una decisione che porterà a rifare da capo il processo in secondo grado e che potrebbe alleggerire significativamente la posizione di ognuno dei imputati.

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