Boscotrecase. Un’altra perizia, l’ennesima, per capire se Giuseppe Gallo (38 anni, detenuto in regime di carcere duro a Parma) è davvero affetto da “disturbo psicotico cronico con base schizofrenica”, curato con farmaci neurolettici (medicinali fortemente sedativi del sistema nervoso). L’ha ordinata oggi il Tribunale di Torre Annunziata, dove il ras di camorra del clan Gallo-Limelli-Vangone è imputato stavolta di “truffa all’Inps” aggravata dall’art. 7. Giuseppe Gallo – per l’accusa – avrebbe infatti incassato in modo indebito dal 2004 al 2009 “un assegno di invalidità civile totale e permanente del 100%”. Assegno da 747 euro al mese, versato al boss che “simulava patologie e disturbi mentali”.

L’UDIENZA. La perizia su Gallo (noto negli ambienti criminali come ‘Peppe o pazz’), ordinata dai giudici della Prima Penale (presidente di collegio Ernesto Anastasio, a latere Della Ragione e Cozzitorto), servirà anzitutto a stabilire se il ras è in grado fino in fondo di capire le accuse, stare in giudizio con coscienza e seguire le udienze del nuovo processo a carico. Proprio come ha fatto oggi, collegato in videoconferenza dal carcere di Parma: braccia conserte, viso emaciato appoggiato all’indice della mano destra e maglione blu scuro.

Il boss ha ascoltato attento la richiesta fatta ai giudici dal suo difensore, l’avvocato Nando Striano, che ha depositato le ultime relazioni psichiatriche sullo stato di salute dell’ex signore della droga del Vesuviano. Per i dottori del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria di L’Aquila, così come per l’ASL di Parma, ‘Peppe o pazz’ sarebbe addirittura peggiorato tra il 2013 e il 2015. Anche la prima sezione della Corte d’Appello di Napoli ha dichiarato che il boss è ora un “malato psichiatrico”.

Il prossimo 9 dicembre sarà il giorno del conferimento dell’incarico al perito. La decisione potrebbe essere decisiva anche per le sorti della ‘strana’ accusa mossa a Giuseppe Gallo: aver truffato l’Inps, non ordinato “con tecniche da narcos colombiano” la vendetta contro il più piccolo dei fratelli Buccelli, Carmine, ‘spaventato’ diciotto anni fa con un bagno d’acqua bollente, per non aver pagato al boss una partita di otto chili di hashish da 20 milioni circa. Per questo, Giuseppe Gallo è stato condannato in primo grado a trent’anni di carcere. In quel processo la perizia chiesta ai giudici dai suoi avvocati, per "schizofrenia paranoide cronica”, non venne concessa. Ora invece sì.  

I TENTATIVI DI SUICIDIO. Due atti di natura auto-lesionistica compiuti in carcere, nel giro di sei mesi, tra Ascoli e Torino nell’ottobre del 2014, costrinsero ‘Peppe o pazz’ a una lunga osservazione clinica. Nella notte tra il 25 e il 26 novembre scorso, infine, l’ultimo tentativo di suicidio in cella a Cuneo. Giuseppe Gallo provò ad impiccarsi.  A salvare il boss furono solo il pronto intervento delle guardie carcerarie e il successivo ricovero in terapia intensiva all’ospedale penitenziario di Torino.

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