Basito, deluso, indispettito. Come l’intera città. Non prova nemmeno a contenere l’amarezza il diggì corallino Vincenzo Calce. Si abbandona ad un amaro sfogo, proprio lui, che fin dall’inizio si era professato ottimista circa la possibilità che Gaglione si convincesse a cedere ai tifosi il marchio storico. “Francamente sono senza parole. Ho sempre creduto che Gaglione alla fine avrebbe agito per il bene della Turris, ma dinanzi a quest’ennesima battuta d’arresto in tutta onestà non so che pensare. Non capisco come si possa tenere per sé un qualcosa che appartiene invece alla città, alla tifoseria. Il marchio non appartiene a nessun altro se non ai tifosi. Sono loro l’anima della Turris”. Un rammarico che lievita, anche in considerazione del momento in cui avrebbe potuto realizzarsi l’agognato riscatto della storica “T”. “A tre giorni dalla promozione in D, i tifosi meritavano quest’altra gioia. Sarebbe stato il giusto coronamento di una stagione esaltante, nella quale ciascuno ha profuso il massimo sforzo per il raggiungimento degli obiettivi prefissati. Ho visto e toccato con mano la passione infinita che l’intera tifoseria ha riversato in questa trattativa. Un impegno che meritava ben altro riscontro”.

Foto Salvatore Varo

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