Tutela beni archeologici, conclusa l’operazione “Artemide”: 2mila reperti recuperati
L’inchiesta nata da un furto agli Scavi di Pompei. La DDA: sequestro senza precedenti
04-02-2015 | di Salvatore Piro
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E’ stata definita “Artemide”, come la dea della caccia nell’antica Grecia, la vasta operazione che oggi ha permesso ai carabinieri del “Reparto Tutela Patrimonio Culturale”, coordinati dalla DDA di Napoli, di recuperare oltre 2mila reperti archeologici tra cui vasellame antico, monete italiche e frammenti architettonici. Un pezzo di storia letteralmente trafugata da un gruppo criminale attivo, soprattutto, in Campania ed in Puglia e dedito agli scavi clandestini, alla ricettazione ed all’illecito commercio di beni culturali.
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Recupero consentito dai 142 decreti di perquisizione, emessi dalla direzione distrettuale antimafia, ed eseguiti in tutta Italia. Interessate, infatti, le province di Agrigento, Arezzo, Avellino, Bari, Benevento, Bologna, Brescia, Caltanisetta, Caserta, Catania, Cosenza, Enna, Foggia, Latina, Milano, Napoli, Pordenone, Roma, Salerno, Taranto, Teramo e Viterbo.
L’operazione odierna segue il blitz dello scorso 23 gennaio che, nell’ambito della stessa inchiesta, portò all’arresto di tre indagati, tutti di nazionalità italiana (arresti eseguiti in collaborazione col “Gruppo Patrimonio Historico della Guardia Civil” spagnola) ed al recupero di altri 874 reperti complessivi.
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