Vongole al veleno pescate dinanzi alla foce del Sarno. E’ solo uno dei particolari emersi nella retata della Guardia Costiera a caccia dei delinquenti del mare.

Emessi 21 provvedimenti dalla Procura della Repubblica di Torre Annunziata. Diciotto persone sono state arrestate, delle quali 7 in carcere, 11 ai domiciliari. Per altri tre è scattato l’obbligo di firma. Residente nelle zone della costiera sorrentina e a Castellammare di Stabia, sono tutti ritenuti responsabili dei reati di disastro ambientale, ricettazione e associazione per delinquere finalizzata alla pesca illegale dei datteri di mare.

Datteri che venivano pescati lungo la costa sorrentina, mentre le vongole veraci nella zona di Rovigliano. Frutti di mare contaminati batteriologicamente e chimicamente e quindi pericolose per la salute dei consumatori, in quanto raccolte in uno specchio di mare vicino alla foce del fiume Sarno. Una zona catalogata come proibita a causa della presenza di sostanze altamente inquinanti tra cui idrocarburi e metalli pesanti, nella quale è vietata la raccolta e l’allevamento di molluschi.

Giganteschi i numeri dell’inchiesta che ha coinvolto 113 indagati con 245 capi d’imputazione in oltre tre anni di indagini. Nel corso del tempo sono state eseguite 150 operazioni di riscontro sul campo, con oltre 2 tonnellate e mezzo di datteri e quasi 700 kg di vongole veraci sequestrate, per un giro d’affari stimato in oltre 100 mila euro al mese.

Sigilli anche a 5 box/garage destinati al deposito e allo stoccaggio dei datteri di mare, 8 autovetture, 4 motocicli, 19 mute subacquee, 25 bombole per l’immersione subacquea, 16 retini da pesca, 6 paia di pinne da sub, altre 35 attrezzature subacquee varie (martelli e pinze estrattrici per la raccolta del dattero di mare), 40 telefoni cellulari, 15 sim card, la somma di denaro di oltre 18mila euro in contanti, 2 PC portatili, 1 tablet, nella titolarità/disponibilità degli indagati.

Con un martello pneumatico hanno danneggiato oltre 6 km di costa, distruggendo lo strato superficiale delle rocce fino a 15 metri di profondità, con conseguente “disequilibrio ambientale” che ha portano ad “alterazioni irreversibili dell’ecosistema marino”. Alterato irreversibilmente il sistema costiero, specialmente nell’area Marina Protetta di Punta Campanella e della Zona a Tutela Biologica del Banco di Santa Croce. Un tratto di costa che il mondo ci invidia e che non tornerà mai più come prima.

“Queste attività illegali avvengono perché hanno un mercato – ha spiegato il procuratore di Torre Annunziata Nunzio Fragliasso -. Mi rivolgo ai consumatori, prima di acquistare pensino al danno che arrecano al loro territorio”.

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