Un patto con i clan sancito attraverso un tatuaggio. Quello del subcomandante Marcos, il rivoluzionario messicano ed ex portavoce dell’esercito Zapatista di Liberazione Nazionale. Sarebbe questo il sigillo all’alleanza stretta tra alcuni militari di stanza a Torre Annunziata e l’allora boss del piano Napoli di Boscoreale Francesco Casillo.

IL TATUAGGIO. Un tatuaggio che il tenente colonnello dell’Arma Lorenzo Marinaccio ha tatuato sull’avambraccio destro. E’ questo il nuovo capitolo nella vicenda dei carabinieri infedeli. Nell’aula Siani del tribunale di Torre Annunziata si è parlato della “firma” fatta nella cantina del Tirone, non in uno studio tecnico per tatuaggi, “per il clima di assoluta riservatezza che volevo si creasse per questo tatuaggio. Non volevo si sapesse. Ne avevo parlato anche con i miei colleghi. Poi Sandro Acunzo mi disse che gli era piaciuta l’idea e lo fece prima di me. Fu egli stesso a indirizzarmi al tatuatore dal quale si era servito. E quando il procuratore Pierpaolo Filippelli mi fece notare che era lo stesso che aveva tatuato al braccio Francesco Casillo, non potevo credere ai miei occhi”.

 Una suggestione che poi ha lasciato il posto a un altro aspetto che ha catturato l’attenzione del pm Ivana Fulco: il “buco” temporale di quasi quattro ore sull’ormai noto sequestro di droga avvenuto nel porto di Napoli nel 2009.

IL “BUCO TEMPORALE”. Dopo la scoperta, Sandro Acunzo e Gaetano Desiderio si sono recati presso la caserma di Torre Annunziata (sbagliando destinazione, avrebbero dovuto portale il materiale al comando provinciale dei carabinieri). Mentre erano in viaggio però, il verbale di sequestro veniva chiuso e controfirmato dal tenente colonnello Marinaccio. Il documento attestava le operazioni di pesatura e narcotest. Dati che però cozzano con quelli evidenziati dalla Procura. Il pm Ivana Fulco ha spiegato di come i carabinieri Sandro Acunzo e Gaetano Desiderio stessero portando il carico sequestrato alla caserma di Torre Annunziata, passando dalla barriera di Napoli Nord alle 12.31: “Visto il verbale chiuso alle 12.35 – ha spiegato il magistrato in aula – in 4 minuti avrebbero portato la cocaina a Torre Annunziata, l’hanno esaminata e pesata, facendo poi chiudere le operazioni di sequestro”.

Il tenente colonnello Marinaccio allora ha giustificato il fatto come un “mero errore materiale di trascrizione dell’orario”, mentre il pm ha ricordato che, nel corso dell’udienza precedente, è stato detto che le operazioni furono portate a termine da Acunzo e Desiderio alle ore 16.  

Particolari che verranno riesaminati nella prossima udienza, in programma a fine mese, in cui Marinaccio verrà sottoposto al controesame del collegio difensivo degli avvocati.

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