Il Pubblico Ministero Giuliana Moccia ha chiesto un anno e due mesi di reclusione per Marco Salvi e sette mesi per Pierluigi e Alessandro Savarese. I tre testimoni dell'omicidio Cerrato, a processo per favoreggiamento, rischiano la condanna. Formulata la richiesta anche per Rosa e Giorgio Scaramella, accusati di lesioni personali aggravate. I due avrebbero rispettivamente picchiato e minacciato Maria Adriana Cerrato nella prima fase dell'aggressione contro il 61enne. La Procura di Torre Annunziata ha chiesto per Giorgio Scaramella - già condannato in primo grado per l'omicidio di Maurizio - due anni e sei mesi di reclusione. Per Rosa Scaramella, invece, in carcere per altri reati, la richiesta è di un anno e sei mesi.

Prevista per oggi pomeriggio la sentenza del secondo filone processuale collegato all'omicidio di Maurizio Cerrato, 61enne barbaramente ucciso il 19 aprile 2021 in via IV novembre dopo una lite per un parcheggio. Il Giudice Riccardo Sena, deciderà se assolvere gli imputati o accogliere la richiesta del Pubblico Ministero.

Secondo la Pm Moccia sarebbe stato Marco Salvi ad avere avuto la condotta più grave tra i tre testimoni. Per l'accusa il Salvi è stato reticente sia nel corso delle indagini che in fase dibattimentale. L'ex datore di lavoro di Maria Adriana Cerrato avrebbe fornito più volte dichiarazioni contraddittorie. Presente sulla scena del crimine, come dimostrato dai frame, non ha riconosciuto subito Giorgio e Rosa Scaramella.

"I fratelli Savarese e Marco Salvi sono stati ascoltati poche ore dopo l'omicidio -  spiega la Pm Moccia - Il Salvi in quel frangente non ha riconosciuto né Giorgio Scaramella né sua sorella Rosa, eppure li aveva visti per un'ora al Max Garage. Poi, però, sentito il 21 aprile 2021 - il giorno dopo - si è improvvisamente ricordato tutto, riconoscendoli entrambi. La ricostruzione dell'Accusa è che, una volta uscito dagli uffici, abbia scambiato qualche parola con i Savarese. Scoperto che Pierluigi e Alessandro avevano effettuato il riconoscimento dei due soggetti, avrebbe poi deciso di aggiustare il tiro. Per questo il giorno dopo si è presentato spontaneamente in caserma".

Il Sostituto Procuratore, nel corso della requisitoria, ha differenziato la posizione di Marco Salvi da quella dei fratelli Savarese. I proprietari del Max Garage, teatro dell'omicidio di Maurizio, dopo un'iniziale reticenza hanno poi collaborato con gli inquirenti, fornendo elementi utili alle indagini.

"Pierluigi e Alessandro, nella prima fase delle indagini, hanno sicuramente avuto una condotta gravissima, sottraendo principali fonti di prova agli inquirenti. Poi, però, chiamati a rispondere da questa Procura hanno reagito e si sono adoperati per attenuare le conseguenze del reato da loro commesso, manifestando piena collaborazione. Pierluigi Savarese si è anche sottoposto all'esame di questo Pubblico Ministero. Sono considerazioni che hanno un peso in termini di pena per cui chiedo sette mesi di reclusione per entrambi".

Giuseppe De Luca, legale dei fratelli Savarese, ha sottolineato più volte nella discussione finale l'atteggiamento collaborativo di Alessandro e Pierluigi. "Non sono stati affatto omertosi. Tra le contestazioni c'è l'avere gettato i fazzoletti sporchi di sangue nella spazzatura. Ma, è bene sottolineare, che sono stati gettati tra la prima e la seconda fase dell'aggressione a Maurizio, quando ancora non si sapeva quale sarebbe stato l'epilogo. Inoltre, vogliamo colpevolizzare Pierluigi per avere riconosciuto poche ore dopo l'omicidio solo due persone presenti sulla scena? Ricordo a tutti che hanno ammazzato suo padre in quel garage quando era solo un bambino. Era ovvio che fosse sconvolto. Inoltre sia lui che Alessandro sono stati minacciati da Giorgio Scaramella. I ragazzi non dovevano essere nè indagati nè imputati e per questo chiedo l'assoluzione".

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