Intercettazioni ai padrini del Quarto Sistema attivate senza averne i requisiti. Su questo “cavillo” poggia l’arringa difensiva di Salvatore Carpentieri e Domenico Balzano, ritenuti dalla Procura gli esponenti di spicco del clan con base al Penniniello. Una cosca decimata grazie all’operazione del 25 settembre scorso, con gli 11 arresti (poi diventati 13) del clan nato in contrapposizione con quelli storici del territorio, come i Gionta e i Gallo Cavalieri. Un gruppo criminale che con estorsioni, stese e bombe ha seminato il terrore a Torre Annunziata.

Dopo la requisitoria del pm Ivana Fulco, questa mattina è toccato alla difesa esprimersi e prendere le parti degli imputati, per i quali sono stati chiesti 184 anni di carcere.

L’avvocato Giuseppe De Luca, che difende tra gli altri, le posizioni di Domenico Balzano e Salvatore Carpentieri, è stato chiesto l’annullamento del decreto di autorizzazione del “troian”. Secondo la difesa, i venti giorni di intercettazioni sui dispositivi elettronici dei due sono state attivate senza la “sufficienza indiziaria”, vale a dire senza elementi che comprovassero la necessità dell’utilizzo.

Ma c’è dell’altro. Le intercettazioni sarebbero state attivate quando nel registro degli indagati non era stato iscritto nessuno degli imputati. “E’ come se avessero fatto una pesca a strascico – ha raccontato in aula l’avvocato Giuseppe De Luca -. Hanno buttato la rete e poi hanno visto cosa c’era dentro”.

Secondo la Procura, nella “rete” è finito il Quarto Sistema: “Una suggestione della Procura all’indomani delle sentenza legate al Terzo Sistema – ha continuato De Luca in aula -. Una formazione che non ha le caratteristiche di un’associazione di stampo camorristico e non ha avuto nemmeno il tempo di incutere timore e omertà nella popolazione”.

Domani in programma una nuova udienza, in cui verrà analizzata la posizione di Salvatore Balzano.

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