Francesco Cherillo nel commando armato responsabile del ferimento di Luigi Mancini, 42enne pregiudicato gambizzato il 12 novembre scorso. Un cognome pesante a Torre Annunziata, considerato che è il nipote di Luca e Pasquale, I due elementi apicali del Quarto Sistema che organizzarono l’agguato a Giuseppe Carpentieri, reggente del clan Gionta. 

I Cherillo entrarono in azione a dicembre del 2021. Il piano di sangue, organizzato nei minimi dettagli, sarebbe servito a decapitare definitivamente il clan Gionta. Spararono a ‘Pinucio’ Carpentieri con un fucile di precisione e una pistola mentre prendeva il sole sul lastrico del palazzo in cui abitava. Ferito all’addome e all’inguine, riuscì a salvarsi rifugiandosi dietro un muretto trascinandosi via con l’aiuto di un’antenna parabolica.

Ma non solo. Francesco Cherillo è il figlio di Natale, elemento di spicco del clan Gallo-Cavalieri, già condannato per l’appartenenza all’organizzazione camorristica. Una famiglia dall’evidente retaggio criminale, protagonista di svariati fatti di sangue avvenuti sul territorio di Torre Annunziata.

Tra gli uomini del commando responsabile dell’agguato al bar anche Luigi Guida, figlio di Nicola ‘O Spagnuolo’, ai vertici del clan Gallo-Cavalieri, condannato a vent'anni di carcere nell’ambito dell’inchiesta “Manonera” e attualmente detenuto al 41 bis. Guida Jr, insieme ai fratelli Cherillo, fu già indagato in passato per il suo coinvolgimento nelle dinamiche del Quarto Sistema, cosca rivale dei Gionta.

Questi gli identikit criminali dei protagonisti della spedizione punitiva ai danni di Luigi Mancini, nel mirino del commando per una lite scoppiata per un telefonino. Secondo gli inquirenti ad innescare l’agguato sarebbe stato un disguido con il cantante neo-melodico Francesco Langella, detto ‘O Ciaciano’, anche lui legato ad alcuni elementi apicali Quarto Sistema.

Il commando entrò in azione di domenica mattina, all’ora di pranzo, noncurante che il bar fosse pieno di clienti. Armati e a volto scoperto, prima convocarono Luigi Mancini con la scusa di un chiarimento e poi lo colpirono a distanza ravvicinata. Il 42enne, scampato alla morte per un soffio, fu ferito a tibia e perone. Un modus operandi di evidente matrice camorristica, basato sul potere dell’intimidazione e sull'omertà radicata. A sostegno di questa tesi il silenzio e la reticenza della vittima che, spaventata da eventuali ritorsioni, scelse di non collaborare con gli inquirenti. Ieri con il blitz della Polizia di Stato sono scattate le manette per Francesco Langella, Luigi Guida, Alessio Amarante, Francesco Cherillo e Antonio Veropalumbo. Nel frattempo, proseguono le indagini per chairire ogni zona d'ombra sui fatti dello scorso novembre. 

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