Bambini usati per le estorsioni. Con una scusa dovevano entrare negli esercizi commerciali sotto scacco del racket e prelevare il denaro da consegnare al clan. E’ quanto emerge dall’ordinanza che ha smantellato il clan Gallo – Cavalieri, grazie al blitz del 22 giugno scorso avvenuto a Torre Annunziata.

Tra le varie attività commerciali nel mirino del clan, vi è quella di una nota azienda di abbigliamento sportivo, il cui titolare emergeva da un “pizzino” scritto a mano in cui c’erano i nominativi dei negozi sotto estorsione. Nel foglio si contavano i proventi da destinare agli affiliati.

Nel prosieguo del discorso, Salvatore Gallo discuteva della necessità di reperire altri soldi, per far fronte al mantenimento dei suoi sodali. E’ in questo frangente che il boss parlava con Salvatore Abbellito facendo espressamente riferimento all’azienda di Torre Annunziata e alla somma stessa versata al clan.

Per andare a prendere “l’imbasciata” però, bisognava adottare delle accortenze, come evitare di presentarsi di persona all’interno dell’esercizio commerciale, per via dei sistemi di videosorveglianza che potevano ritrarre gli affiliati mentre entravano a riscuotere il pizzo.

Ma non solo. Dopo l’omicidio di Raffaele Malvone, avvenuto il 26 marzo all’esterno di un minimarket di via Plinio, in quella zona c’era un grosso afflusso di Forze dell’Ordine, che rendeva la riscossione ancora più complicata. E’ proprio in questo contesto che Salvatore Gallo suggerisce a Gennaro Battipaglia Gallo “di andare con un bambino lì dentro… con la scusa di un pallone… quello si toglie il pensiero, te li da lui a te, così finisce lo stress anche per noi”.

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