Torre Annunziata. Mamma Coraggio, Gionta junior: “Non ho mai detto di uccidere Francuccio Tamarisco”
Il nipote del boss sconfessa il pentito sulla decisione di ammazzare Matilde Sorrentino
05-07-2023 | di Marco De Rosa
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“Non ho mai detto di uccidere Tamarisco. Di questo fatto non si è mai parlato. Non so nulla”. Così Valentino Gionta Junior ha sconfessato le parole del pentito Pietro Izzo sulle circostanze che hanno poi portato alla morte di Matilde Sorrentino. Matilde, con le sue denunce svelò l'orrore della pedofilia nel rione Poverelli di Torre Annunziata. A ucciderla, il 26 marzo 2004, fu Alfredo Gallo, già condannato all'ergastolo in via definitiva, uno che era appena uscito dal carcere per aver scontato una condanna per l'omicidio di un innocente.
Entra nel vivo il processo per ricostruire la verità sulla morte di Mamma Coraggio. In aula a deporre c’era il nipote del boss che ha praticamente sconfessato quanto riportato dal collaboratore di giustizia Pietro Izzo. “Tamarisco decise che Matilde Sorrentino doveva essere uccisa – dichiarò in aula Izzo -. E per questo motivo i Gionta lo volevano morto”. Francesco Tamarisco, unico imputato in corte d’assise d'appello, è stato condannato in primo grado all'ergastolo come mandante dell'omicidio della donna che si era rivolta alla giustizia per difendere suo figlio. Inoltre, Tamarisco inizialmente era stato coinvolto nello scandalo pedofilia, arrestato, condannato in primo grado e poi assolto in appello. Un affronto, quello, che secondo l'accusa mamma Matilde pagò con la vita.
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Secondo l'accusa, Tamarisco, dopo aver armato il braccio di Gallo, gli garantì un vitalizio in carcere da 500 euro al mese in cambio del silenzio. Nel frattempo, il potente narcotrafficante avrebbe versato circa 50mila euro tra l'ingaggio e l'acquisto di una costosa auto con la quale la famiglia avrebbe potuto raggiungere il carcere per le visite al killer detenuto. Una ricostruzione, operata dai carabinieri del nucleo investigativo di Torre Annunziata coordinati dalla Procura oplontina, che in primo grado ha convinto i giudici della Corte d'Assise di Napoli, che hanno condannato Tamarisco al carcere a vita.
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Nel corso dell’ultima udienza, però Izzo ha tirato in ballo il nipote dei “valentini” attribuendogli alcune dichiarazioni sulla volontà di uccidere Tamarisco. Una circostanza che Gionta ha negato, provando a smentire, secondo quanto sostiene l’Antimafia, uno dei pentiti più attendibili sulle dinamiche criminali di Torre Annunziata. Pietro Izzo è l'ultimo collaboratore di giustizia che, dopo il pentimento, sta svelando le dinamiche della potente cosca di camorra di Torre Annunziata, nella quale in passato ha ricoperto anche un ruolo di vertice, prima di rischiare a sua volta la vita per un regolamento di conti interno.
Decine sono stati i collaboratori di giustizia ascoltati nel corso del complesso dibattimento che hanno offerto in maniera precisa la stessa versione dei fatti. Una versione ora al vaglio dei giudici della Corte d'Assise d'Appello di Napoli, che avranno modo di rivalutare le tante prove fornite dall'accusa e confrontarle con le tesi difensive di Tamarisco, che ha sempre negato di essersi macchiato dell'efferato omicidio di una donna, violando uno dei codici non scritti della camorra. Ora la parola passerà al Procuratore Generale che avrà il compito di confermare le pesanti accuse nei confronti di Tamarisco, ritenuto la mente di uno dei crimini più violenti mai accaduti a Torre Annunziata.
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