Non solo aiuto per la cattura di Umberto Onda ma anche degli assassini del tenente Pittoni.

Sono questi i principali particolari emersi nel processo ai presunti carabinieri infedeli di Torre Annunziata. A ritornare in aula, stavolta da uomo libero, Francesco Casillo, alias “a vurzella”. L’ex boss del Piano Napoli di Boscoreale è il testimone chiave per ricostruire la rete di presunti rapporti tra Stato e camorra.

Scarcerato circa un anno fa, è ancora imputato per omicidio e traffico di sostanze stupefacenti. Le dichiarazioni rese contro i carabinieri sono state le uniche confermate da Casillo. Sott’accusa l’ex comandante del nucleo investigativo oplontino Pasquale Sario, i militari esperti nella cattura di latitanti Gaetano Desiderio, Sandro Acunzo, Luigi Izzo e Orazio Bafumi, ritenuti vicini al ras del narcotraffico.

Casillo stesso considera i rapporti con loro “basati sulla corruzione”. Dai carichi di droga dal Sud America fatti sequestrare fino al recupero degli stupefacenti nei depositi dei carabinieri. Fino alla cattura del tenente Marco Pittoni, ucciso a Pagani nel 2008 da un giovane di Torre Annunziata e alla cattura nel 2010 del boss dei Gionta, Umberto Onda.

Una parte delle dichiarazioni rese dal boss restano nell’ombra, ritenute non attendibili. Il sospetto che però aleggia tra i giudici è che il Casillo abbia corrotto alcuni carabinieri prima del suo arresto. Dettagli che verranno valutati alla prossima udienza in programma agli inizi di marzo.

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