Gragnano. Omicidio Nicholas: chiesti 20 anni di cella per i baby killer
Secondo il Procuratore “Apicella e Di Lauro agirono in preda a furia omicida”. Sentenza prevista a fine mese
12-06-2023 | di Marco De Rosa
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Venti anni di cella per gli assassini di Nicholas Di Martino, che “hanno agito in preda a furia omicida”. E’ questa la richiesta formulata dal Procuratore Generale Paola Correra nei confronti di Maurizio Apicella e Ciro Di Lauro. I due la notte del 25 maggio 2020 uccisero a coltellate Nicholas, un ragazzo di appena 17 anni e ferirono gravemente suo cugino Carlo Langellotti, con sei coltellate. Una notte di terrore per il quale i due ragazzi, all’epoca appena ventenni, sono stati condannati a 18 anni (Apicella) e 10 anni (Di Lauro) di carcere.
IL VIDEO DELLA SENTENZA: LE URLA IN AULA
LA RICOSTRUZIONE. Metro dopo metro, immagine dopo immagine. E il silenzio in aula mentre si ricostruiva ancora una volta l’esatta dinamica della notte di violenza in cui ha trovato la morte Nicholas. Un’aggressione inquadrata nella logica della spartizione dei territori, ma non per i giudici della Corte d’Assise che hanno giudicato l’aggressione come una lite sfociata in tragedia. La Procura non è mai stata d’accordo su questa linea. Nicholas era “colpevole” di aver sconfinato e doveva essere punito. Il procuratore ha analizzato di nuovo il video che testimonia il fatto. Un racconto alla quale la mamma di Nicholas non ha retto uscendo dall’aula in lacrime.
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LA REQUISITORIA. Secondo il Procuratore Correra non è omicidio preterintenzionale “perché esistono dati oggettivi e referti medici precisi, incompatibili con un cotesto diverso dall’omicidio doloso – ha spiegato in aula -. Apicella e Di Lauro riconoscono l’auto a bordo della quale viaggiano Di Martino e Langellotti e la insegue. Cercano un posto più riparato dove aspettarli e non nel parcheggio del pallone geodetico. Poi Di Martino e Langellotti scendono dall'auto e iniziano la colluttazione. Una conseguenza di quello che Apicella aveva promesso a Di Martino”.
LE MINACCE DEL GIORNO PRIMA. A innescare la scia di violenza fu un diverbio, avvenuto dinanzi alla pizzeria degli Apicella, in via Trivione, in pieno centro. Nicholas ebbe la “colpa” di passare nei paraggi. Un gesto che non è piaciuto a un amico degli Apicella, che era lì in quel momento proprio insieme a Maurizio. “E tu che ci fai qua? Io te la faccio pagare. Ti devo uccidere proprio!”, dissero i due, percependo la presenza di Nicholas come uno sgarro, un’invasione di territorio che non doveva restare impunita. Frasi che suonano ora come un triste presagio di quella che poi avverrà la notte stessa. Fu Nicholas a parlare di questo con la zia, Carolina: “Parole e fatti che documentano un comportamento di chiara matrice camorristica”, ha proseguito il Procuratore Correra in aula.
LE COLTELLATE. Un particolare che non è rimasto inosservato. “Il fatto che Langellotti sia sfuggito alla morte non significa che non c’era volontà di uccidere – ha continuato la Correra in aula -. Dopo aver accoltellato Nicholas hanno completato la volontà di non voler dare solo una lezione. E Di Lauro, anziché allontanarsi o dissociarsi, dà man forte ad Apicella prendendo Nicholas a calci mentre era a terra sanguinante”.
LE PROSSIME UDIENZE. Spazio ora agli avvocati delle parti civili e dei due imputati che proveranno a replicare alle accuse. In attesa della sentenza, prevista per fine mese.
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