“E’ accaduto tutto molto velocemente. Sentivo il rumore dei colpi ma solo dopo ho capito che erano coltellate. E quando siamo saliti in macchina ho provato a parlare con Nicholas ma lui non rispondeva”.

E’ il racconto choc di Carlo Langellotti, uno dei due superstiti della notte di sangue che ha sconvolto la comunità di Gragnano. Quella notte, una lama affilata lo ha prima colpito per sei volte, poi ha trafitto suo cugino Nicholas Di Martino. Una ferita mortale, che gli ha reciso l’arteria femorale. Una vita spezzata a soli 17 anni per mano di due giovani, Maurizio Apicella e Ciro Di Lauro.

Procede a ritmo serrato il processo per stabilire la verità sull’omicidio di Nicholas Di Martino, morto la notte del 25 maggio 2020 a Gragnano. Nell’ultima udienza sono stati acquisiti vari verbali, compreso relativo a Carlo Langellotti, il ragazzo che era alla guida dell’auto sulla quale viaggiava la vittima. “Ho fermato l’auto per capire cosa volessero da noi e in particolare da Nicholas – ha raccontato Langellotti agli inquirenti, come riportato anche sul quotidiano Metropolis -. Apicella e Di Lauro si sono avvicinati con fare minaccioso. E' accaduto tutto velocemente, sentivo il rumore di colpi e soltanto dopo che ero in una pozza di sangue ho capito che quei rumori erano le coltellate sul mio corpo. Sono salito dolorante in auto e ho visto Nicholas che veniva verso di me zoppicante. E' riuscito a sedersi sul sedile del viaggiatore e siamo partiti. Mi sono diretto verso il pronto soccorso dell'ospedale di Castellammare. Durante il percorso ho cercato di parlare a Nicholas, di chiedergli come stava. Ma lui non mi rispondeva, aveva forse perso i sensi”.

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Quella notte Nicholas morì per mano di Maurizio Apicella e Ciro Di Lauro. I due, in videoconferenza presso la Corte d’Assise di Napoli, hanno ascoltato in silenzio la tesi percorsa dal collegio difensivo, composto dagli avvocati Carlo Taormina, Giuliano Sorrentino e Francesco Romano. Apicella e Di Lauro non volevano uccidere. La morte di Nicholas sarebbe il frutto di una “disgrazia imprevedibile” ha spiegato l’avvocato Taormina. Di diverso avviso il collegio di avvocati della parte civile, formato da Raffaele Attanasio, Raffaele Chiummariello e Rocco Briganti, i quali evidenziano una premeditazione in quello che poi è stato a tutti gli effetti un agguato.

Un’aggressione inquadrata nella logica della spartizione dei territori. Nicholas era “colpevole” di aver sconfinato e doveva essere punito. Una dinamica già illustrata con precisione quando in aula è stato visionato il filmato dell’aggressione ai danni del 17enne e di suo cugino. Una morte che presto potrebbe avere giustizia. Entro marzo 2022, infatti, potrebbe esserci la requisitoria del pm Cimmarotta con la sentenza prevista per fine mese.

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