La famiglia di Antonio Morione faccia a faccia con i killer. Da un lato la vedova Maria con i figli Tancredi e Noemi e dall’altro i quattro presunti responsabili della morte del commerciante, assassinato all’Antivigilia di Natale del 2021 durante un tentativo di rapina nella sua pescheria a Boscoreale.

I loro sguardi si sono incrociati più volte nel corso dell’udienza preliminare celebrata questo pomeriggio nell’aula Albano del Tribunale di Torre Annunziata. Scolpita negli occhi della vedova Maria Rossi la sete di giustizia. “Non provo nessuna emozione in questo momento, nel mio petto c’è solo il vuoto. Non ci arrendiamo e siamo pronti ad affrontare questo processo. Niente potrà riportare indietro Antonio, ma chi ha sbagliato deve pagare”.

Al fianco della famiglia Morione l’avvocato Giuseppe De Luca, punto di riferimento dall’inizio della vicenda. “Maria e i figli hanno deciso di rinunciare al risarcimento e infatti non si costituiranno parte civile. Qualunque sia la cifra economica che un Tribunale possa concedere, non ripoterà Antonio in vita. Alla famiglia non interessa la materialità del processo penale. Ciò che conta è stabilire la responsabilità effettiva di ogni uomo del commando”, conclude De Luca. A supporto dei familiari di Antonio anche la Fondazione Polis, costituitasi parte civile nel procedimento.

Nel corso dell’udienza il Pm Giuliana Moccia ha ripercorso le fasi cruciali che hanno portato alla morte di Antonio e chiesto il rinvio a giudizio per gli uomini del commando. Alla sbarra Angelo Palumbo (avvocato Quatrano), Luigi Di Napoli (avvocati Amoruso e Ricciulli), Francesco Acunzo (avvocato Barbuto) e Giuseppe Vangone (avvocato De Martino). Quest’ultimo è ritenuto dalla Procura Oplontina l’esecutore materiale del delitto. Nel pomeriggio il Gip Crasta ha accolto la richiesta del Pubblico Ministero. Tutti i rapinatori sono stati rinviati a giudizio e affronteranno il processo a luglio. Collegato dal carcere di Secondigliano Luigi Di Napoli, l'unico uomo della banda assente in aula. 

A due anni dalla morte di Antonio inizia il percorso di giustizia per chiarire ogni zona d'ombra sul barbaro omicidio. Il pescivendolo, nel tentativo di difendere la sua famiglia e la sua attività, reagì al tentativo di rapina squarciando le gomme dell'auto del commando. Per guadagnarsi la via di fuga uno degli uomini ( per la Procura Giuseppe Vangone ndr) sparò al commerciante condannandolo a morte. Fatale il proiettile alla nuca. Sarà il processo a stabilire quale sia stato il ruolo di ogni rapinatore nella vicenda di sangue. 

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