Ordini al clan dal 41-bis: così Valentino Gionta comandava a Torre Annunziata
Direttive impartite alla figlia Teresa e al genero “miracolato” Giuseppe Carpentieri: la ricostruzione
30-11-2021 | di Marco De Rosa
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Relegato in cella in regime di carcere duro da circa vent’anni. Il suo potere, però, è rimasto intatto. Grazie all'aiuto della figlia e del genero, continuava a regnare su Torre Annunziata. Valentino Gionta appartiene alla dinastia dei boss “irriducibili” i quali, nonostante i duri colpi subiti per mano di carabinieri e polizia, sono sepolti vivi al 41-bis, senza l’ombra di pentimenti.
Ergastolano per omicidio, Gionta senior fu coinvolto nell’omicidio del giornalista Giancarlo Siani, che raccontava sulle pagine del Mattino quel territorio, ma il suo «silenzio-assenso» agli alleati Nuvoletta gli servì a evitare l’ergastolo: in Cassazione fu assolto per quel delitto.
Oggi il capoclan dei Gionta è stato raggiunto da una nuova ordinanza con cui viene smantellata un’altra ala di potere egemone su Torre Annunziata. Grazie all’aiuto della figlia Teresa e del genero Giuseppe Carpentieri, impartiva gli ordini per i sodali. E nonostante le imponenti operazioni antimafia, il suo regno era ancora vivo. Almeno fino a oggi, quando i militari dell’Arma hanno arrestato anche loro.
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Giuseppe Carpentieri appartiene alla schiera dei “miracolati”. Ha scontato una condanna per omicidio, partecipando al delitto costato la vita ad Alfredo Nasti e Ciro Fraschetta, nel 1993, oltre a una condanna per associazione mafiosa legata all’inchiesta sul “Codice Gionta”, il sistema di messaggi cifrati dal carcere usato per impartire ordini agli affiliati. Un sistema evidentemente usato fino a oggi. Carpentieri è scampato per circostanze fortuite all’agguato del 6 maggio 2020. La città, la Campania e l’Italia erano in lockdown. E il genero del boss, uscito dal carcere solo due mesi prima, era sull’attico di casa sua intento a prendere un po’ di sole quando venne raggiunto da due colpi di pistola, all’addome e all’inguine, sparati da un palazzo delle vicinanze, lungo Corso Vittorio Emanuele III.
Moglie e familiari sfasciarono anche l’ospedale di Boscotrecase perché non aprii le porte all’uomo, portato d’urgenza con mezzi propri al pronto soccorso. Non sapevano che quell’ospedale era stato convertito a Covid Center. Venne curato al Maresca di Torre del Greco.
Chiuse le porte dell’ospedale, ora per lui e per la moglie, che secondo gli inquirenti raccoglieva direttamente le indicazioni fornite dal capoclan Valentino Gionta, si sono riaperte quelle del carcere.
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